Whatsapp, l'applicazione per smartphone più famosa al mondo, potrebbe essere messa al bando. Sarebbe questa l'idea della Commissione per le telecomunicazioni e l'Informazione tecnologica dell'Arabia Saudita che vorrebbe oscurare il servizio di messaggistica istantanea nelle prossime due settimane, prima dell'inizio del Ramadan.
"Se WhatsApp non adempirà alle nostre richieste, saremo costretti a intervenire prima del 9 luglio" ha tuonato il governatore Abdullah Al-Darrab. Le autorità saudite, infatti, sostengono di avere difficoltà a controllare il traffico sulle piattaforme di messaggi e una legge del Paese impone che le agenzie governative possano accedere ai server che monitorano continuamente tutte le attività degli iscritti.
Alla base di questa politica ci sarebbe il tentativo di controllare le comunicazioni e le tensioni sociali, oltre ad un aspetto puramente economico. I tre principali operatori telefonici del Paese, Saudi Telecom, Etihad Etisalat e Zain Saudi, avrebbero chiesto all'autorità di bloccare i servizi di messaggistica istantanea perché, proprio a causa del loro sviluppo tra la popolazione, gli introiti stanno calando in maniera vertiginosa.
Già lo scorso marzo l'Arabia Saudita aveva messo in guardia gli sviluppatori, poi il 5 giugno scorso aveva oscurato Viber, servizio che consente chiamate gratuite, l'invio di instant message e la condivisione di file in modo gratuito su Internet. Adesso, se la compagnia statunitense che conta nel mondo 250 milioni di utenti non dovesse accettare le regole imposte dal paese saudita, anche Whatsapp potrebbe fare la stessa fine.