Esistono costi invisibili che gravano sulle telefonate dal cellulare e su cui "marciano" gli operatori mobili (guadagnando tra i 2,5 e i tre miliardi di euro): si tratta, come sottolinea il Sole24Ore, delle tariffe di terminazione mobile, vale a dire la tassa che un operatore deve pagare all'altro per far terminare le chiamate sulla rete dei concorrenti. La notizia è che tali tariffe dallo scorso 1 luglio hanno subito un taglio drastico, superiore al 50%, in seguito alle direttive dell'Unione Europea.
La battaglia sulla questione è comunque ancora accesa e agguerrita e vede gruppi di pressione arrivati dritti al Parlamento (dalle associazioni dei consumatori agli operatori). Da un lato ci sono gli operatori fissi come Fastweb, British Telecom e Tiscali, che devono pagare profumatamente per far terminare le proprie chiamate sui mobili e che quindi sono favorevoli ai tagli e dall'altro gli operatori come Vodafone e Wind, che operano sul mercato mobile, e per i quali la terminazione è un introito troppo importante.
In mezzo a tali schieramenti si trova Telecom Italia, perché in grado (parzialmente) di finanziare i costi della telefonia fissa con gli introiti del mobile. Tre Italia ha assunto una posizione neutrale almeno finché gli viene riconosciuto ancora il ruolo di "nuovo entrante" e quindi tariffe di terminazione più ricche. Ma quali sono questi costi nascosti che, alla fine, gravano sui consumatori?
Si è passati dai 5,3 cent al minuto per Tim, Vodafone e Wind e dai 6,3 cent per H3g a 3,5 cent per H3g e a 2,5 cent per Tim, Vodafone e Wind. Dal primo gennaio 2013 ad H3g saranno corrisposti 1,7 cent e agli altri operatori 1,5 cent. Infine, dal 1° luglio 2013 si passerà a 0,98 cent per tutti.