Negli ultimi 20 anni i cellulari si sono diffusi a livello globale, ponendo l'attenzione di molti sulle possibili ripercussioni negative riguardo allo stato di salute causato, appunto, da una costante esposizione alle radiofrequenze su cui opera ogni cellulare.
Un dato confortante riguarda il tipo di radiazione: non si tratta, in questo caso, di radiazioni ionizzanti caratterizzate da un'energia più forte e potenzialmente causa di danni permanenti ai tessuti biologici. Ad oggi, l'unico effetto biologico realmente accertato è il riscaldamento dei distretti corporei prossimi all'apparecchio, dunque, principalmente l'orecchio e, più in generale, la porzione di testa nelle vicinanze del cellulare. L'effetto, in ogni caso, è proporzionale al numero e alla durata delle chiamate, alla distanza dal ripetitore più vicino, alla qualità di ricezione, all'uso o meno di auricolari ed altri fattori.
Uno studio condotto dalla Interphone, e coordinato dall'International Agency for Cancer Research (IARC), ha preso in esame un campione di circa 6000 persone (di 13 nazionalità diverse) affette da glioma e meningioma - i due tumori cerebrali maggiormente diffusi - e le ha sottoposte ad un questionario in merito alle abitudini d'uso del cellulare, a possibili ulteriori radiofrequenze simili e altri fattori di rischio propri del tumore in questione. I risultati sono stati messi a confronto con un campione di controllo composto da 700 individui sani. Il primo dato emerso dall'indagine ha evidenziato una riduzione del rischio di tumore cerebrale in pazienti che facevano un uso "normale" del cellulare rispetto a coloro che non lo utilizzavano affatto. Questo effetto protettivo statisticamente significativo è ancora oggi in fase di analisi da parte degli epidemiologi, che sono alla ricerca di un nesso causale oppure di possibili fattori esterni di riduzione del rischio tumorale.
Un secondo risultato ha messo in evidenza un modesto incremento di casi di glioma - in misura minore anche meningioma - negli utenti situati nel 10% superiore del campione in quanto ad ore complessive di utilizzo (i cosiddetti "heavy users"). Anche in questo caso, però, i ricercatori sono stati scettici nell'attribuire la possibilità di identificare una diretta causalità tra uso intensivo del cellulare e lo sviluppo di tumori cerebrali.
La ragione di questo comportamento cauto è che proprio in questa ristretta fascia di utenti si concentrano le maggiori probabilità di errore nella raccolta e analisi dei dati (sovrastima dell'uso effettivo del cellulare da parte degli "heavy users", ad esempio). Inoltre, se il nesso causale fosse alla base del dato osservato, avrebbe dovuto manifestarsi un netto incremento del tasso di incidenza di gliomi e meningiomi su base nazionale (ad esempio, da 6 su 100.000 a 9 su 100.000 nel caso degli Stati Uniti), finora non osservato. Il terzo dato emerso dall'indagine rassicura maggiormente tutti gli utenti: in ognuno dei 13 paesi considerati non è stata riscontrata nessuna relazione statisticamente significativa tra lo sviluppo di tumori cerebrali e il numero di ore passate al telefono quotidianamente o il numero totale di anni di utilizzo.
Lo studio Interphone, naturalmente, non conclude l'annosa questione che mette sotto la lente i tanto amati cellulari e la possibile correlazione dell'insorgere di tumori, ma sicuramente conforta i cellulari-dipendenti. In attesa che la scienza porti avanti le sue ricerche e dia risultati più concreti, è possibile deliziarsi con le meraviglie tecnologiche - iPhone e smathphone in generale - e, attraverso il servizio di confronto offerto dal portale SuperMoney, l'utente può valutare e scegliere numerosi cellulari offerti in abbinamento alle tariffe cellulari.