La creazione delle applicazione per smartphone segue il criterio "dell'utilità": qualcuno si rende conto che il cellulare potrebbe svolgere una determinata funzione, controlla se qualcuno ci ha già pensato e crea l'app, se no si limita a migliorare la precedente. Questo ha portato i vari Apple store e Google Play a diventare in poco tempo veri e propri pozzi senza fondo, miniere inesauribili di risorse capaci di trasformare gli smartphone, in assistenti personali. Ad ogni azione corrisponde però una reazione e la moltitudine di applicazioni a disposizione si è rivelata spesso controproducente.
Su tale problema si è soffermata Francesca Romano, la mamma di Atooma, quell'applicazione che partendo dall'università dove era stata presentata come tesi di laurea, è arrivata pian piano fino al Mobile World Congress e, alla premiazione come migliore App del mondo.
"Con Atooma si possono creare tante azioni o mini-app che svolgono determinate funzionie senza che sia necessario conoscere o lavorare su alcun codice di programmazione", aveva spiegato a La Repubblica Gaia Pistoia, impegnata in prima persona nello sviluppo e lancio dell'app.
Concepita per Android e rigorosamente gratuita, la forza dell'applicazione in questione sarebbe proprio quella di far eseguire allo smartphone funzioni, che di solito vengono svolte da più applicazioni: attivare il vivavoce in automatico quando si è in macchina, inviare uno sms in automatico a qualcuno per avvisarlo che si è arrivati a casa ecc..
Con un numero di istallazioni che si aggira orientativamente tra 100.000 - 500.000 (dati google store) , la crescita di Atooma sembra non essere destinata a fermarsi, nel suo futuro infatti, ci sarebbero: la possibile interazione con gli elettrodomestici di casa e, l'ingresso nel mondo Apple, attualmente ostacolato da limitazioni imposte dalla mela.