E' di pochi giorni fa la notizia della ripresa delle attività di riscossione svolte da Equitalia nelle zone dell'aquilano colpite dal terribile terremoto del 6 aprile 2009; dopo 4 anni di tributi sospesi, i cittadini abruzzesi dovranno provvedere al pagamento delle imposte pregresse.
L'Ente per la Riscossione ha affermato, in un comunicato stampa dello scorso 23 maggio, che la ripresa delle attività di recupero crediti avverrà in maniera graduale, tenuto conto delle gravi condizioni economiche in cui versano i cittadini aquilani, in ragione delle conseguenze del sisma nonché della diffusa crisi economica.
Sono previste, infatti, eccezionali misure di rateizzazione, che potranno estendersi fino a 72 rate; inoltre, nei casi di necessità gli importi rateali non supereranno la soglia dei 100 euro, o addirittura dei 50 euro, nei casi di assoluta indigenza. Il tasso di rateizzazione sarà del 4,5 %.
Al fine di offrire un adeguato servizio informativo ai contribuenti è stato, inoltre, previsto l'incremento del personale agli sportelli e degli operatori addetti al numero verde (800185070), così da poter soddisfare a pieno le richieste di delucidazione della popolazione.
La ripresa delle attività di riscossione è stata determinata dalla mancata proroga della sospensione; in verità, già con la Legge di Stabilità del 2012 (l. 183/2001), ed in particolare con l'art. 33, il Governo aveva previsto la ripresa della esazione delle imposte. Tuttavia, Equitalia, in accordo con gli Enti creditori, aveva deciso di posticipare il termine in questione proprio in ragione della grave situazione economica dell'aquilano.
In un territorio ancora profondamente colpito dagli eventi drammatici del 2009, che a fatica sta tentando di ripristinare il proprio bacino produttivo, la notizia dell'imminente riscossione dei tributi sospesi ha gettato, come prevedibile, la popolazione locale nello sconforto. La percezione dei cittadini aquilani nei confronti dello Stato non è, attualmente, solo quella dell'abbandono, ma anche quella dello sfruttamento, prima mediatico, poi affaristico, ed infine fiscale, con una ridicola pretesa di riscossione su terre, loro malgrado, improduttive da anni.
E' necessario, in merito, ricordare come la città de L'Aquila, capoluogo di regione, sia, oramai da anni, un cantiere fantasma, violentato dai ponteggi di mantenimento, e privo di un reale progetto di ripristino.
Del resto, la ripresa delle attività di riscossione non porterà introiti rilevanti nelle casse dello Stato; è la stessa Equitalia, infatti, a rilevare come il 90% dei debiti sospesi concerna somme di valore inferiore ai 5.000 euro. Chiaro segnale, quest'ultimo, di come il territorio aquilano non sia stato in alcun modo capace di produrre ricchezza in questi duri anni di ricostruzione.