Il Fondo Monetario Internazionale in uno studio di una sua economista, l'italiana Edda Zoli, segnala che la volatilità sul differenziale di rendimento tra i titoli di stato italiani decennali e quelli tedeschi di pari scadenza, aumentata sensibilmente a partire dalla metà del 2011, ha determinato una forte stretta del credito, in gergo credit crunch, mettendo in grosse difficoltà soprattutto le piccole e medie imprese.
L'aumento del differenziale fra Btp italiani e Bund tedeschi ha dunque influenzato l'andamento dei prestiti concessi dal sistema bancario alle PMI. I dati del resto parlano chiaro: a novembre 2011 la crescita tendenziale dei prestiti alle piccole e medie imprese era del +0,4%, mentre un anno dopo, a novembre 2012, si è registrato un crollo del -5,9%. Il punto di maggiore criticità sul finanziamento alle imprese in Italia si è registrato proprio a fine 2011, ossia quando lo spread Btp-Bund ha toccato il massimo storico di 575 punti base.
Gli esperti del FMI spiegano che i movimenti dello spread Btp-Bund si trasmettono velocemente ai costi del credito delle imprese. Secondo lo studio di Edda Zoli, una percentuale che si aggira fra il 30% e il 40% dell'aumento dello spread viene trasmessa ai tassi di interesse sui prestiti alle imprese nel giro di soli 3 mesi e un'altra porzione dell'aumento, compresa fra il 50% e il 60%, viene trasferita nel giro di 6 mesi.
Gli esperti del FMI infine segnalano che, risolto il problema legato allo spread attraverso le manovre montiane di abbattimento del debito pubblico (che in realtà è cresciuto piuttosto che diminuire, sforando quota 2000 mila miliardi di euro), la stretta sul credito alle imprese nel corso del 2012 sarebbe proseguita a causa del generale clima di recessione.