In Italia continuano a crescere preoccupantemente le sofferenze bancarie. Ma la responsabilità, oltre che sulla crisi economica in atto, ricade in gran parte sugli alti livelli dirigenziali degli istituti di credito, rei di concedere maxi-prestiti ad amici e soggetti a rischio: è pesante l'accusa mossa dalle pagine de Il Fatto Quotidiano, sulla base di un recente studio della Fiba (Federazione Italiana Bancari e Assicurativi) Cisl.
I dati, prima di tutto: secondo l'Associazione bancaria italiana, nell'ultimo anno il totale dei crediti in sofferenza è cresciuto del 22%, arrivando a quota 14,8 miliardi di euro (si tratta delle somme la cui riscossione è a rischio in quanto i debitori sono in condizioni di insolvenza).
Il rapporto tra sofferenze lorde e impieghi, cioè tra finanziamenti a soggetti insolventi e crediti concessi ai clienti ordinari si attesta attualmente al 7,32%, il valore più alto degli ultimi 14 anni. Una situazione altamente critica.
Ma sul fenomeno, come accennato, inciderebbe pesantemente la responsabilità dei dirigenti degli istituti di credito. "Una parte significativa delle sofferenze - afferma Giulio Romani, segretario generale della Fiba Cisl - è legata ai crediti erogati a grandi personaggi, amici e furbetti vari".
"L'Abi - prosegue Romani - ha disdettato il contratto nazionale dei bancari: non riconoscere l'adeguamento inflazionistico consentirebbe alle banche di risparmiare 1,7 miliardi. Ma parliamo pur sempre delle stesse banche che hanno erogato miliardi a Romain Zaleski, a Ligresti e a Danilo Coppola o concesso liquidazioni milionarie a Vigni, Bianconi, Cucchiani, Profumo e Geronzi".
Tutti casi eclatanti, come quello dell'ex imprenditore metallurgico Zaleski la cui vicenda è stata ripresa in un recentissimo articolo de Il Sole 24 Ore: nonostante il fallimento, nei fatti, dell'azienda, "a lui e alla sua Tassara viene riservato un trattamento di favore - scrive il maggiore quotidiano economico del paese -. Se chiudesse la Tassara le banche che l'hanno copiosamente finanziato tra il 2006 e il 2007 perderebbero i loro crediti residui. E allora gli si dà tempo". E gli si abbuonano debiti per circa 9 miliardi di euro.
Tornando all'analisi della Fiba, possiamo notare che essa si basa su due ordini di dati forniti da Bankitalia: da una parte i singoli importi delle sofferenze, divisi per scaglioni, dall'altra l'indice di autonomia di erogazione dei capi filiale.
Incrociando tali dati, si scopre che "su un totale di circa 126 miliardi di euro rilevato a fine 2012, il 16% delle sofferenze totali (circa 20 miliardi) sono imputabili a decisioni del titolare della filiare. Il 43% (54 miliardi circa) coinvolge il resto della filiera fino al direttore generale compreso. I restanti 52 (il 41% del totale) sono ascrivibili a scelte compiute a livelli superiori fino al Consiglio di amministrazione". In sostanza, oltre la metà delle sofferenze bancarie risulterebbe imputabile a delibere emesse dal direttore generale in su.