Il credit crunch dei prestiti in genere consiste nella stretta che le banche hanno dato all'erogazione dei normali finanziamenti per credito al consumo ai privati ma anche di quelli ad artigiani e piccole imprese: sono poche le tipologie che ancora vengono concesse e tra queste c'è il prestito su pegno, che anzi risulta essere in crescita in quanto non richiede alcuna garanzia e consente a molti di poter avere liquidità immediata per le piccole ed improvvise spese quotidiane.
Tutte o quasi le banche sul territorio italiano hanno il loro "monte dei pegni": che si tratti delle big Unicredit, BNL BNP Paribas, Intesa Sanpaolo o le altre, piuttosto che delle piccole banche locali o cooperative, le possibilità di permutare oro, gioielli, complementi di arredo e quant'altro sono in continuo aumento perché le stesse banche sono sempre più interessare a questa forma di piccoli e veloci prestiti.
Come funziona il prestito su pegno? Quando si porta l'oggetto al monte dei pegni, il tecnico lo perizia (abbastanza velocemente per la verità) e, effettuati i normali controlli legali anti-riciclaggio, viene erogato un prestito che si può rinnovare ogni 3-6 mesi ad interessi di circa il 7% medio a semestre (dunque una media del 14% annuo): se allo scadere del pegno si rimborsa quanto dovuto il bene torna di proprietà del cliente, altrimenti verrà venduto all'asta ed all'ex-proprietario verrà riconosciuto il sopravanzo d'asta.
Ovviamente la crisi economica ed il credit crunch stanno spingendo al pegno sempre più soggetti: non solo i meno abbienti (categoria ormai quasi letteraria) ma anche il ceto medio, i padri di famiglia, i commercianti e gli artigiani, i piccoli imprenditori, tutte categorie che hanno un sempre più difficile accesso al credito ed una crescente necessità di liquidità immediata.
Tra prestiti a pegno e vendite ai Compro Oro, la situazione appare decisamente brutta per molte fasce di consumatori.