I prestiti tra parenti sono una
delle forme più diffuse e informali di prestiti
personali, ma anche in questo caso, bisogna fare le cose in
maniera corretta: il passaggio di denaro tra parenti o familiari, che
sia a titolo di donazione o di prestito, deve essere giustificabile
all'Agenzia delle Entrate, anche dopo molto tempo.
Nella
quotidianità siamo abituati a spostamenti di denaro da genitori a
figli senza porci troppe domande: ebbene, questa pratica, a
volte, può insospettire il fisco che potrebbe richiedere spiegazioni
o provvedere a un accertamento fiscale.
Ma questa possibilità a
chi interessa? Sia il donante che il donatario sono interessati da
questi ipotetici controlli del fisco che possono avvenire in caso di
prestiti tra parenti senza scrittura privata.
Prestiti tra parenti: problemi per il donatario
Ipotizziamo subito un caso concreto: Luca guadagna 1000 euro al mese, acquista un'automobile da 20mila euro a rate mensili da 800 euro l'una, come può vivere con i 200 euro restanti? Qualora non voglia accedere a un prestito tradizionale o a un prestito online, si rivolgerà, prima di tutto, ai genitori. Ecco, in questo caso, gli eventuali soldi donati o prestati dai genitori per pagare spese e affitto, qualora fossero dati senza assegno o bonifico (come succede da sempre) potrebbe causare problemi con l'Agenzia delle Entrate.
Ogni volta in cui il reddito del contribuente è incompatibile con la spesa che deve sostenere il fisco "utilizza" il redditometro: notando l'incompatibilità tra l'uscita di denaro e il reddito dichiarato dal contribuente, gli addetti dell'Agenzia delle Entrate possono tranquillamente sospettare che il denaro extra venga da attività lavorative "in nero".
Per evitare, dunque, questo tipo di problemi fiscali è doveroso effettuare prestiti tra parenti con strumenti tracciabili e non come di consueto, con i contanti, soprattutto anche per evitare di infrangere la normativa che vieta l'uso di denaro liquido sopra la somma di 1000 euro.
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Problemi per il donante: l'importanza della scrittura privata
Il problema per il donante non si risolve con l'utilizzo di assegno o bonifico per "tracciare" il prestito tra privati: quando il fisco si accorge che X ha trasferito una somma di denaro sul conto di Y, anche se sono parenti, può ipotizzare che X chieda interessi sul prestito a Y. Questi interessi rappresenterebbero un reddito per il donante e quindi dovrebbero essere indicati nella dichiarazione dei redditi per il pagamento delle tasse: il donante stesso dovrà dimostrare che il prestito effettuato era a titolo gratuito (senza interessi) o che si trattava di donazione.
Come ovviare a questo ulteriore problema? Il modo più semplice per stare tranquilli è firmare una scrittura privata, ovvero un atto in cui si dichiara che le somme erogate da uno in favore di un altro sono a titolo di donazione o a titolo di prestito senza interessi.
Precisiamo che i rischi si riducono quando parliamo di prestiti tra parenti che vivono nello stesso nucleo familiare poiché il redditometro tiene conto del tenore di vita di tutti i soggetti della stessa famiglia e non del singolo soggetto: questo perché le persone conviventi o rientranti nello stesso stato di famiglia, è normale che si aiutino vicendevolmente.