Prestiti tra familiari, a quanti sarà capitato di chiedere aiuto a qualche parente (fratelli, genitori, figli, cugini, zii e anche al coniuge) in momenti di difficoltà? In genere questi "aiuti" non sono mai formalizzati, l'impegno a onorare il debito è solo morale. Ma i nuovi accertamenti fiscali e soprattutto il redditometro, da oggi non permettono più esborsi o entrate di denaro senza formali giustificazioni.
Bisogna, dunque fare attenzione, ai prestiti tra familiari, soprattutto se chi riceve il denaro è un professionista, un artigiano o comunque un imprenditore, perché i nuovi strumenti del fisco, in particolar modo, il redditometro potrebbero considerare il prestito elargito a un parente come un reddito imponibile che non si è voluto dichiarare. In questo caso, il rischio di incorrere in noiose sanzioni, può diventare reale. Vale la pena di ricordare, a tale proposito, che nel nostro processo tributario non sono ammesse testimonianze di alcun genere, ancor meno quelle dei familiari.
Prestiti tra familiari, che fare
Per tutelarsi da fastidiosi problemi che potrebbero derivare da quello che dovrebbe considerarsi solo un atto di generosità, è bene documentare la provenienza del denaro messo poi a disposizione del parente. Questa operazione farebbe chiarezza sul tipo di cessione che si va a fare. Con la giusta documentazione, saremmo davanti a quello che è definito prestito infruttifero poiché si andrebbe ad escludere che esso possa essere confuso con una donazione o, peggio, che il concedente lo abbia concesso con l'intento di guadagnarci interessi attivi che andrebbero dichiarati come imponibile IRPEF. Inoltre, ciò che è versato sul conto di una persona - specie se possiede un'attività autonoma - è considerato un "ricavo" se non si può dimostrare il contrario. Perciò anche per chi riceve i soldi, diventa fondamentale documentare che ciò che si è ricevuto e speso è stato finanziato con un prestito - spesso infruttifero - da familiari o parenti.