Anche se gli stress tests ci dicono che le banche sono sane, di diverso avviso è Standard & Poor's che nel suo ultimo report dipinge gli istituti bancari europei in balìa della paura per il debito sovrano e gli stress finanziari.
I timori del settore stanno erodendo la credibilità del credito sovrano il che riduce di fatto la capacità da parte dei governi di supportare le banche in difficoltà. Nel suo ultimo report la Banca Centrale Europea dichiarava che le condizioni del credito nell'eurozona sono peggiorate notevolmente e velocemente, con una restrizione netta dell'11% sui prestiti personali da parte degli istituti: dati emersi a fine giugno, prima degli stress tests per le banche.
La necessità di finanziamento delle banche europee è enorme, anche perché l'industria è più ampia e sviluppata qui che in Asia o Usa. La maggior parte dei mutui e dei prestiti personali sono ancora nei bilanci annuali e necessitano di finanziamento, diversamente da quanto accade in Usa, dove le istituzioni finanziarie pongono in sicurezza questi prestiti, che quindi non necessitano di finanziamento.
Per Standard & Poor's la politica del prestito d'emergenza della Banca Centrale Europea ha inavvertitamente creato una trappola. Le banche potrebbero trovarsi obbligate a dover rifinanziare questi prestiti in un mercato ultra-affollato, ponendosi in competizione con Stati affamati di debito. "I prestiti della Bce hanno contribuito a un accorciamento della maturazione dei debiti: il risultato di questo fatto è una crescente discrepanza nel finanziamento per l'industria bancaria europea.
Questo sta accadendo proprio mentre i regolatori si stanno preparando a introdurre standard per la liquidità molto più stringenti e proprio questo è uno dei punti di maggior vulnerabilità per il settore" dicono da S&P. La situazione europea è tutt'altro che rosea: l'Olanda ha già posto fine alle garanzie di Stato sui debiti obbligando le proprie banche a rivolgersi sul mercato mentre i bond stavano per scadere, le banche greche hanno visto una dispersione di depositi dei propri clienti dall'inizio della crisi per un valore compreso tra 10 e 29 miliardi di euro (tra il 5-10% del totale), l'esposizione verso la Spagna è di 126 miliardi di euro e di 71 verso l'Irlanda.
Il bisogno di rifinanziare le maturazioni dei debiti garantiti sta diventando stringente per molte banche, gli istituti più grandi e forti possono farcela mentre gli altri saranno costretti a languire in un mercato del finanziamento a due velocità. L'intervento della Bce con i suoi 750 miliardi di euro a pioggia di fatto ha solo fatto guadagnare un po' di tempo, ma ha avuto come effetto collaterale la sottolineatura presso i mercati del precario stato della salute fiscale dei paesi Ue.
Insomma, ciò che emerge è che la crisi del debito sovrano ha effetti diretti e pesanti sul credito: se le aziende finiranno i prestiti e non potranno contare su un mercato bancario in grado di venire loro incontro, è facile che la ripresa perda forza e il 2011 porti con sé un rischio di regressione. Occorre sperare nella ripresa globale come traino per i paesi più deboli, che una volta fuori dalle secche del debito sovrano potranno permettersi di salvare le banche. Anche se, sempre secondo S&P, difficilmente l'estate ci darà notizie incoraggianti in merito.
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