Gennaio è sempre un mese che si divide tra bilanci di fine anno e i disegni per obiettivi futuri. Questo in genere è vero anche per famiglie e imprese, che col nuovo anno fissano obiettivi per l'anno in corso e cercano di raggiungerli, a volte ricorrendo alla ricerca di prestiti vantaggiosi capaci di soddisfare le proprie esigenze.
Scegliere un prestito comporta tuttavia diversi rischi, a partire dai tassi d'interesse che le finanziarie applicano e che, se non ben presi in considerazione, possono riservare brutte sorprese: per questo motivo è sempre consigliabile navigare su portali di confronto e guardare con attenzione tutte le voci più importanti nel momento in cui si consultano i prodotti di Compass o quelli di altre finanziarie.
L'attenzione dei consumatori può giovare molto ai players del settore, che agli occhi dei clienti risultano più affidabili, tuttavia il "successo" dei prestiti erogati a famiglie e imprese sembra flettersi dal 2013 al primo mese del 2014.
Questo infatti emerge dai dati diffusi dall'Associazione Bancaria Italiana (Abi), che ci parla di un -3,9% di richiesta di prestiti alle finanziarie in confronto al -4% erogato alla fine del 2013. Si tratta di prestiti che tuttavia sono superiori alle operazioni di raccolta dalla clientela, a causa dei tassi di interesse che sarebbero ai minimi storici dal gennaio 2014.
In media infatti, il tasso sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese si trova su un 3,47%, un valore equivalente a quello di dicembre 2013 contro il 5,48% di fine 2007. Per quanto riguarda invece la media del tasso sulle nuove operazioni per acquistare abitazioni si parla di un dato pari a 3,54%, in crescita rispetto al mese precedente; un valore che troviamo anche nello scorso novembre, contro il 5,72% registrato alla fine del 2007. Infine, il tasso medio sul totale dei prestiti raggiunge quota 3,90%, contro il 3,82% del mese precedente e il 6,18% della fine del 2007.
L'Abi fa sapere infatti che a gennaio 2014 "l'ammontare dei prestiti alla clientela erogati dalle banche operanti in Italia, 1.853,2 miliardi di euro è nettamente superiore all'ammontare complessivo della raccolta da clientela, 1.717,8 miliardi di euro".
Centrale quindi l'attenzione sulla sofferenza bancaria: la crisi non ha infatti fatto altro che aumentare la rischiosità dei prestiti. Come ci rende noto il rapporto dell'Abi infatti "le sofferenze nette sono risultate a fine 2013 pari a 80,4 mld, le lorde a 155,9 mld. Il rapporto sofferenze lorde su impieghi è dell'8,1% a fine 2013 (6,3% un anno prima; 2,8% a fine 2007), valore che raggiunge il 14% per i piccoli operatori economici (11,8% a dicembre 2012; 7,1% a fine 2007), il 13,3% per le imprese (9,7% un anno prima: 3,6% a fine 2007) ed il 6,5% per le famiglie consumatrici (5,6% a fine 2012; 2,9% a fine 2007)".
La crisi allora non starebbe tanto nella lieve flessione della richiesta di prestiti da parte di imprese e famiglie, quanto sulla sofferenza bancaria, conseguente alla crisi economica.
Chiudendo con una considerazione dell'Abi, "l'andamento risente del persistere della negativa evoluzione delle principali grandezze macroeconomiche (Pil e Investimenti). Dalla fine del 2007, prima dell'inizio della crisi, ad oggi i prestiti all'economia sono passati da 1.673 a 1.853,2 miliardi di euro, quelli a famiglie e imprese da 1.279 a 1.416,5 miliardi di euro".