"Le pmi (piccole e medie imprese) soffrono per mancanza di liquidità; quasi 50.000 quelle che sono fallite e circa un terzo di queste hanno chiuso i battenti per mancati pagamenti": a lanciare l'allarme il segretario della Cgia (Associazione Artigiani Piccole Imprese Mestre) Giuseppe Bortolussi, che in una nota diffusa ieri dalla "adnKronos" ha voluto soffermarsi sullo stato di salute del made in Italy.
"Le aziende ricevono sempre meno prestiti e nel contempo fanno sempre più fatica a restituire quelli ricevuti; dall'inizio della crisi ad oggi oltre 49.000 imprese italiane hanno dovuto chiudere per fallimento" ha proseguito Bortolussi, apparso decisamente preoccupato circa lo stato debitorio che attanaglia la gran parte delle piccole realtà: " La mancanza di liquidità è il vero fardello, soprattutto per le piccole imprese che non hanno altra via se non quella di dichiarare bancarotta".
La crisi del nostro tempo sta tutta nei numeri: tra l'agosto del 2011 e lo stesso mese di quest'anno si è registrata una contrazione nelle somme erogate dagli istituti di credito quantificabile in circa 27 miliardi di euro, laddove per converso le sofferenze del sistema imprenditoriale sono aumentate di 12,3 miliardi. Ad oggi e stando alle ultime stime, si calcola che l'ammontare complessivo di insolvenze sfiori gli 88 miliardi di euro, una cifra enorme, la cui consistenza fotografa al meglio uno status generalizzato e globalizzato di crisi finanziaria.
La presso che totale impossibilità di rendere le cifre ricevute ha fatto poi si che il livello dei prestiti erogati da banche e istituti di credito calasse di conseguenza: le aziende attive nel Nord Ovest del paese hanno subito la flessione più evidente, con una contrazione del 2,67% registrata tra l'agosto del 2011 e l'agosto di quest'anno; seguono a ruota il Nord Est (- 1,67%), il Sud (- 1,58%) e il Centro (-1,50%).
Il dato appare quanto meno singolare, dato che tra il dicembre del 2011 e il febbraio del 2012 le Banche italiane hanno ricevuto ben 132 miliardi di euro in seguito ad operazioni compiute dalla Bce col preciso intento di sostenere l'economia reale e di aumentare l'afflusso di erogazioni creditizie dagli istituti di credito verso aziende ed imprese: ad aggravare il tutto l'irrisorio tasso di interesse applicato dalla Bce, che ha concesso credito a tassi prossimi all'1%. Appare dunque indispensabile invertire il trend, lo stesso Bortolussi ha tenuto ad evidenziarlo in chiusura di intervento: "E' assolutamente auspicabile che le banche ritornino a fare il loro mestiere, vale a dire rischiare assieme alle imprese, altrimenti sarà la fine".