È arrivato il rapporto mensile dell'Abi (Associazione Banche Italiane) sui prestiti. Anche a giugno si confermano i dati negativi: - 3,1% su base annua. Gli istituti di credito italiani hanno concesso prestiti fino a 1.893 miliardi di euro, ma hanno raccolto "solo" 1.735 miliardi. Si fa dunque sempre più fatica a pagare i debiti e le banche cercano di tutelarsi dai rischi chiedendo garanzie sempre maggiori. "L'andamento - si legge nel documento Abi - è in linea con l'evoluzione delle principali grandezze macroeconomiche". Niente di cui preoccuparsi quindi è uno dei sintomi prevedibili con l'attuale congiuntura economica.
E infatti sono sempre meno le famiglie e le imprese che riescono ad accedere a prestiti bancari o che decidono di investire sul futuro. "Non ci attendiamo inversioni di tendenza significative - dice Gianfranco Torriero, responsabile dell'Ufficio studi Abi - sia per la raccolta che per gli impieghi la dinamica resterà invariata almeno a luglio e agosto. Negli ultimi tre mesi l'andamento è stato coerente, ora aspettiamo di vedere i dati di settembre".
Intanto scende ancora in modo sensibile il differenziale (o spread) fra il tasso medio sui prestiti e quello medio sulla raccolta delle famiglie: siamo a 179 punti base, un punto al di sotto al dato di maggio e 10 meno di un anno prima. Prima della crisi del 2008 si era sopra la soglia dei 300 punti.
E il rischio di perderci con la concessione di prestiti è sempre più alto secondo i dati emersi. I crediti considerati a rischio sono saliti del 22% rispetto allo scorso anno. Le motivazioni? La pressione fiscale troppo alta in primis e poi la crisi dei consumi che grava sulle imprese e fa ristagnare l'economia italiana. Si uscirà mai da questo buco nero?