Il ricorso a prestiti tra componenti della stessa famiglia è una pratica diffusa e legittima. Ma occorre stare attenti, perchè i nuovi strumenti del Fisco, Redditometro in prima linea, potrebbero considerare la somma prestata come un reddito imponibile che non si è voluto dichiarare. A segnalare la cosa è la Cgia di Mestre, che mette in guardia i contribuenti e indica alcuni semplici accorgimenti per ovviare a potenziali problemi.
Tradizionalmente, i prestiti a familiari sono rarissimamente formalizzati, visto il rapporto di fiducia in essere tra le parti. Con l'introduzione del Redditometro, però, è meglio in questi casi procedere ad un riscontro formale del "patto" stipulato, perchè gli accertamenti del nuovo strumento potrebbe considerare la somma prestata come un reddito imponibile non dichiarato.
Una formalizzazione permette di escludere che l'elargizione possa essere ascritta alla categoria della donazione e che chi concede la somma possa maturare interessi attivi, soggetti ad imposizione Irpef.
Dal lato del ricevente, è importante poter documentare che la somma ricevuta è frutto di un prestito (nella maggior parte dei casi infruttifero) da parenti, che si tratti del coniuge, dei genitori o di figli.
Ciò che serve, in questi casi, è un atto scritto e sottoscritto, che riporti la data certa dell'avvenuta elargizione. L'atto può essere registrato presso l'Agenzia delle Entrate, oppure inviando l'atto al beneficiario del prestito via raccomandata con ricevuta di ritorno, senza busta.