Continua la corsa al rialzo dei tassi sui prestiti e sui mutui applicati dalle banche. Lo denuncia l'associazione dei consumatori Adusbef in un recente studio, secondo cui ad aumentare è di conseguenza anche il differenziale con i tassi che vengono applicati nell'area euro.
Infatti, un cittadino italiano che richiede alla banca un mutuo trentennale di 100.000 euro, dovrà pagare ben 33.840 euro in più rispetto ad un cittadino di un qualsiasi Paese dell'Eurozona. E non si tratta poi di un semplice rialzo, ma di una vera e propria accelerazione. Basti pensare che solo a luglio di quest'anno, l'importo da versare in più era già di oltre 30.000 euro. Ciò significa che in meno di tre mesi abbiamo assistito all'ennesimo balzo dei tassi applicati dagli istituti di credito.
Le stesse considerazioni vengono fatte per un prestito dello stesso importo, ma con scadenza a 20 anni. Secondo lo studio dell'Adusbef, un italiano dovrà sborsare 20.400 euro in più rispetto ad un cittadino residente in uno degli Stati di Eurolandia. A luglio, i livelli di tasso era di poco oltre i 18.000.
Patuelli ha altresì ricordato che nel 1992 i prestiti erogati dalle banche italiane arrivavano ad un totale di 585 miliardi e da quel momento la crescita è stata costante, arrivando a toccare i 1.517 miliardi nel 2007, prima quindi dello scoppio della crisi economica; nel 2010 erano 1.754 e nel 2012 1.797. A fine agosto 2013, i prestiti erano in totale 1.749 miliardi, "in prossimità del tetto massimo di quelli mai erogati. La vulgata dice che siamo tornati ai livelli del 1999, ma non è vero", ha precisato ancora.
Eppure le cose non sembrano essere esattamente così. La fotografia scattata dal barometro Crif sulla domanda di prestiti da parte delle famiglie italiane, diffusa nei giorni scorsi, mostra infatti una situazione un po' diversa. Secondo i dati del Crif, sono sempre meno le famiglie che si recano in banca per chiedere un finanziamento. Le richieste di prestiti degli italiani sono crollate del 3,3% nei primi 9 mesi del 2013 e del 24% rispetto agli anni precedenti alla crisi. Con l'aumento della disoccupazione crollano anche i consumi ed è naturale che tutto questo si rifletta poi sulla richiesta di finanziamenti.