Il 2012 non sarà, come si è era sperato, l'anno della ripresa. Nonostante i primi timidi segnali positivi del mercato, non solo a livello nazionale ma anche europeo, la fase di recessione durerà per tutto l'anno, con una contrazione del Pil dell'1,7%. I primi segnali di una ripresa (+0,2%) si avranno nel 2013, ma per vederne davvero i risultati (+1,5%) bisognerà aspettare il 2014.
Queste sono le previsioni di Prometeia, l'associazione bolognese specializzata nell'analisi e nella ricerca macroeconomica guidata dall'economista Paolo Onofri. Il quadro offerto da Prometeia tiene conto anche dei recenti progressi a livello istituzionale ed economico che hanno caratterizzato il nostro Paese e l'Eurozona in generale, ma non sembra offrire delle speranze nell'immediato agli italiani.
Nel caso dell'Italia, in particolar modo, la recessione del 2012 sarebbe determinata dalla dinamica interna dei consumi. Secondo le stime di Prometeia, tra l'estate del 2011 e l'estate del 2013 si avrà una riduzione del 4,5%, una percentuale molto più alta di quella che si è avuta tra il 2007 e il 2009. Le maggiori vittime della crisi sono sempre le famiglie, costrette in questi anni a rivedere completamente i loro programmi di spesa. A determinare questa riduzione dei consumi non è, però, solo la maggiore prudenza negli acquisti, soprattutto di quelli considerati superflui, ma anche la sempre maggiore difficoltà a ottenere prestiti. Le difficoltà nell'accesso al credito provoca infatti una contrazione degli acquisti e porta a rimandare le spese importanti a tempi migliori.
A conferma di questa stretta del credito da parte delle banche, sia la Bce che la Banca d'Italia hanno registrato un irrigidimento degli istituti nella concessione di credito e questo non può che mettere in allarme le famiglie. Si spera comunque che nel prossimo periodo la situazione si possa leggermente sbloccare e che le famiglie possano richiedere con maggiore tranquillità dei prestiti personali per affrontare le loro spese, almeno quelle più necessarie. Una maggiore liquidità nelle mani dei cittadini rappresenterebbe infatti una boccata d'ossigeno anche per tutti i consumi.