Fine anno, tempo di bilanci e buoni propositi. E si spera che nel settore prestiti alle imprese, i propositi possano essere non solo buoni, ma anche concreti. Perché la fase di regressione si è confermata anche nel 2014, ad allungare un trend avviato già nel 2011. I canali a disposizione sono aumentati; il web permette di informarsi sui finanziamenti migliori del mercato, di effetture preventivi e richiedere prestiti diretti attraverso compganie online. Si tratta di mezzi efficaci e semplici da utilizzare ma, evidentemente, non sufficienti ad arginare uno stato di emergenza che non fa che acuirsi di anno in anno.
La possibilità di porre i prodotti Fiditalia a confronto con quelli di Findomestic, Agos e tutti gli altri, aiuta i cittadini a muoversi con maggior piglio nel complicato settore dei crediti, certo, ma spesso il vero problema sta nell'assenza di risorse materiali che consentano di accendere un prestito. I prestiti alle imprese sono in crollo dal 2011 per una serie di ragioni, le banche non hanno interesse a investire nel settore aziende, gli imprenditori sono scoraggiati ad avanzare domande di finanziamento.
La Cgia di Mestre ha reso noto uno studio secondo cui i prestiti alle imprese sottoscritti durante tutto il 2014 sarebbero inferiori dello 0,7% rispetto al 2013, per una contrazione di circa 6 miliardi di euro su base annua, contrazione che diventa ancora più significativa se si prende in considerazione il 2011, anno in cui, secondo gli esperti di settore, sarebbe iniziata la crisi dell'ambito: nel giro di 3 anni, l'ammontare di prestiti alle imprese si sarebbe ridotto di circa 95 miliardi (-9,4%).
E crescono anche le sofferenze bancarie. Nel 2014, esse si attestano in aumento di 29 miliardi di euro, pari a un +25,5%. Dal 2011, l'aumento raggiunge i 66 miliardi di euro (+85,6%). Le banche preferiscono investire in titolo di stato: Bot, Btp, Cct e Ctz oggi ammontano a 414,3 miliardi di euro, contro i 208,6 del 2011. Rispetto al'anno scorso, lo stock è cresciuto di 14,7 miliardi e del 3,7%.