La crisi economica europea ha portato, tra le conseguenze più evidenti, la tanto discussa stretta sulla concessione dei prestiti a privati e imprese da parte delle banche. Una limitazione che ha causato l'aumento di richieste di forme di finanziamento alternative, come il micro credito.
Con una percentuale del 21-22% del tasso di esclusione finanziaria, sono sempre più numerose le realtà che si ritrovano a far richiesta di questa forma di finanziamento a condizioni agevolate. Il micro credito è nato nei paesi in via di sviluppo, come strumento per permettere alle piccole realtà locali di sopravvivere e non soccombere alla congiuntura economica negativa.
Anche in Italia, il micro credito sta prendendo sempre più piede. I richiedenti di questo tipo di finanziamento, analogo da certi punti di vista al prestito d'onore, sono di ogni genere e nazionalità. Il 61% di coloro che lo richiedono è italiano, il 39% straniero. La maggioranza dei richiedenti è di sesso maschile, circa il 57%.
A rallentare lo sviluppo del microcredito in Italia è la mancanza di una normativa chiara, soprattutto per quanto riguarda la figura dell'intermediario finanziario, a cui si fa riferimento anche per altre finalità, come il credito al consumo, e sulla quale figura non sono ancora state ufficializzate le norme di operatività dell'intermediario. Lo sblocco di questa situazione permetterebbe di accedere a un fondo europeo di un miliardo di euro, destinato soprattutto al Sud italia.
In Italia ad aver avuto successo sono soprattutto le forme di microcredito legate al mondo ecclesiastico. Un esempio è il Prestito della Speranza dedicato alle famiglie e lanciato dalla Cei a livello nazionale dopo il successo ottenuto a Milano.