È crisi senza precedenti nel settore manifatturiero. A segnalarlo il centro studi di Confindustria che evidenzia come il numero degli occupati del settore nel periodo 2007-2012 sia sceso del 10%, percentuale corrispondente a 539mila unità lavorative. La previsioni sono fortemente negative e viene preventivato il superamento del record negativo fatto segnare nel quinquennio 1980-1985, quando andarono perduti 724mila posti di lavoro.
Guardando alle statistiche sulle imprese manifatturiere salta subito all'occhio il saldo negativo fra nuove imprese e imprese che hanno chiuso i battenti: 32mila in meno, corrispondenti al -8,3%. Nel quadriennio 2009-2012 le imprese manifatturiere costrette a cessare l'attività per effetto della crisi sono state in tutto 55mila. La causa principale risiede nel credit crunch, la stretta sui debiti causati dai prestiti emessi dalle banche verso gli imprenditori.
Proprio oggi Standard & Poor's in un suo report evidenzia come nel corso del 2012 le banche abbiano tagliato alle imprese italiane ben 44 miliardi di euro di finanziamenti. Per S&P il credit crunch e la conseguente carenza di liquidità determinerà in seno al nostro sistema economico un sempre maggior ricorso alla emissione di obbligazioni: in altre parole il prestito obbligazionario andrà a sopperire alla carenza di credito da parte delle banche.
Secondo S&P tuttavia, in uno scenario di "crescita zero" in cui le imprese emettano bond solo per finanziare il debito esistente, la percentuale di obbligazioni sul totale dei finanziamenti potrebbe salire seconde le più rosee aspettative fino all'11-14% nell'arco dei prossimi cinque anni. Qualora dovessero manifestarsi invece i segnali di una ripresa economica la raccolta di fondi attraverso lo strumento dei bond potrebbe arrivare fino al 14-17%.
Si segnala tuttavia una scarsa propensione degli investitori italiani ad operare sul mercato obbligazionario, difatti mediamente le obbligazioni di più recente emissione,sono state sottoscritte all'80% da investitori esteri, il che secondo S&P si atteggia a fattore di rallentamento del processo di sostituzione del debito bancario con quello obbligazionario.