Tra il dicembre 2011 e il febbraio 2012 la Banca Centrale Europea (BCE) ha prestato alle banche europee oltre 1000 miliardi di euro (all'incirca il 7% del prodotto interno lordo dell'Eurozona) a tassi irrisori, con l'obiettivo dichiarato di evitare il credit crunch e di normalizzare i parametri del credito.
La mossa di Mario Draghi, presidente della BCE, era quella di consentire alle banche di erogare prestiti alle imprese, sempre più soffocate dalla crisi economica e di rivitalizzare il circolo virtuoso: produzione, lavoro, consumi interni.
Questo intervento però si è dimostrato del tutto inefficace perché, se è vero che da un lato ha consentito alle banche di mettere in ordine i loro bilanci zeppi di titoli tossici (derivati), dall'altra parte ha ingolosito i banchieri che hanno preferito comprare titoli di stato con alti tassi d'interesse (spread) invece di seguire le direttive della BCE, cioè di facilitare i prestiti alle imprese.
A questo punto però, visto l'impossibilità di effettuare una politica monetaria espansiva stampando carta moneta nel sistema Europa, come fatto dalla Federal Reserve in America o dalla Banca Centrale Giapponese per l'intransigenza dei tedeschi e dei loro alleati, da molte parti si è chiesto per quale motivo la BCE non eroghi direttamente i prestiti alle imprese bypassando le banche, veri e propri ostacoli alla crescita.
L'essersi assunta il ruolo di prestatore di ultima istanza, cioè di acquistare direttamente i titoli di stato di Paesi sottoposti alla pressione dei mercati, ha calmierato negli ultimi mesi lo spread, ma non è riuscita a far ripartire l'economia europea. La quale ha raggiunto livelli di disoccupazione mai visti prima e soprattutto ha visto impoverirsi sempre di più quella classe media vera spina dorsale della nostra società.
Pertanto chiediamo un ulteriore atto di coraggio a Mario Draghi, cioè che la prossima iniezione di liquidità da parte della Banca Centrale Europea venga fatta esclusivamente a favore delle imprese infischiandosi dei problemi delle banche.