Dopo Standard & Poor's, ora tocca alla Bce parlare. La Banca Centrale Europea fa sentire la sua voce attraverso l'editoriale del suo ultimo bollettino, quello di gennaio, che descrive la situazione economica dei Paesi dell'area euro. Secondo i dati contenuti nel bollettino, la crisi in Europa si sta abbattendo con particolare accanimento sui mercati del lavoro, le cui condizioni si stanno sempre più "deteriorando". Nel terzo trimestre del 2011, come definito nel bollettino, l'occupazione è diminuita dello 0,1%, a fronte dei primi tre trimestri che hanno avuto una crescita positiva. La disoccupazione, al contrario, è salita leggermente.
Secondo la Bce "le prospettive economiche restano soggette a elevata incertezza e considerevoli rischi al ribasso". Tuttavia ci sono anche "timidi segnali di una stabilizzazione dell'attività economica su livelli modesti", per cui nel 2012 "l'attività economica dell'area dell'euro dovrebbe registrare una ripresa, seppure molto graduale, favorita dall'andamento della domanda mondiale, dai tassi di interesse a breve termine assai contenuti e da tutte le misure intraprese per sostenere il funzionamento del settore finanziario".
Notizie non certo esaltanti, ma quanto meno in parte confortanti, soprattutto se confrontate con quelle che sono circolate nei giorni scorsi dopo la cascata di declassamenti a Stati e aziende europei decisi dall'agenzia americana di rating Standard & Poor's.
Per quanto riguarda il mercato dei prestiti, in particolar modo, la Bce ha voluto ribadire come non ci sia il reale pericolo del tanto temuto "credit crunch". La Bce non ha nascosto il fatto che si sia verificato un rallentamento dei prestiti, ma ha voluto anche precisare che la dinamica del mercato dei prestiti, fino al mese di novembre, non evidenzia in modo così netto l'influenza negativa delle tensioni dei mercati finanziari sulla domanda di prestiti. Se questi effetti ci saranno, bisognerà comunque attendere i prossimi mesi, analizzando l'andamento della dinamica dei finanziamenti.
La Bce ha voluto anche sottolineare che la sua politica monetaria continuerà a sostenere le banche europee per garantire loro liquidità e quindi per sostenere l'economia reale. La stabilità finanziaria degli istituti finanziari appare infatti la principale garanzia per evitare una stretta del credito per i cittadini e per le imprese e il fattore determinante per non disincentivare la richiesta di prestiti, "con ricadute positive per le condizioni di finanziamento e il clima di fiducia".
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