L'ultimo Rapporto annuale dell'Istat non illustra una situazione rosea per il Paese. Salari fermi da vent'anni, calo del potere d'acquisto, discriminazioni sul lavoro soprattutto per donne e giovani e 1,8 milioni di persone "scoraggiate" che non credo nella ripresa e per questo non spera di trovare un lavoro. Questa è la fotografia scattata dall'istituto, confermando anche i dati dell'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) che descrivono un'Italia in recessione e che non riesce a ripartire.
Le famiglie italiane negli ultimi 20 anni sono diventare sempre più povere: i reddito disponibile è cresciuto a ritmi più lenti rispetto alla spesa per i consumi provocando una caduta del potere d'acquisto e anche una diminuzione della propensione al risparmio. In questa situazione, come anche evidenziato da un'analisi di SuperMoney, sempre più famiglie sono costrette a richiedere di prestiti per saldare dei debiti "precedenti".
Per il quarto anno consecutivo, il reddito disponibile delle famiglie nel 2011 è calato ancora dello 0,6%, facendolo tornare ai livelli di 10 anni fa. A peggiorare la situazione c'è la condizione del mercato del lavoro sempre più incerto e precario, con la crescita della disoccupazione giovanile e in particolar modo di quella femminile che appare la categoria più penalizzata e discriminata.
In questa situazione, con una soglia della povertà che al Sud arriva a toccare il 23%, un tasso di disoccupazione che nel 2013 sfiorerà il 10% e un Pil di cui si prevede un calo del 1,7% nel 2012 e dello 0,4% nel 2013, non sorprende che a maggio il livello di fiducia dei consumatori sia al minimo. L'indice del clima di fiducia, infatti, si è abbassato a 86,5 da 88,8. Il livello più basso registrato da gennaio 1996. Questo dato in particolare mostra l'atteggiamento dei consumatori nei confronti dei consumi, per cui si prevede un ulteriore diminuzione delle spese, nonché dei prestiti finalizzati.