Come si supera la crisi economica? Molte sono le imprese italiane a chiederselo, dopo i dati allarmanti degli ultimi mesi. Un'uscita d'emergenza però c'è ed è confermata da numeri che reggono alla recessione: parliamo dell'export. Il Made in Italy infatti non conosce crisi all'estero; in molti mercati emergenti, e non solo, si continua ad apprezzare la qualità dei prodotti italiani.
Molti sono gli istituti di credito che sostengono le imprese verso processi di internazionalizzazione, cioè di esportazione del proprio marchio, dei propri prodotti e delle proprie aziende. Unicredit ad esempio è presente in 22 paesi e nell'ultimo anno ha introdotto nei mercati esteri oltre 9mila imprese italiane, 2.481 solo in Lombardia. Gli strumenti? Prestiti e finanziamenti prima di tutto, linfa vitale di un'attività imprenditoriale.
Le mete preferite? Cina in pole position dove ormai hanno filiali i più importanti istituti italiani come Unicredit, Intesa Sanpaolo e Monte dei Paschi. Fra le altre destinazioni più ambite troviamo il Sudamerica (con il Brasile in rampa di lancio), l'Europa dell'est (Polonia, Ucraina e Turchia) e anche il Nordafrica, con paesi che si aprono ai mercati esteri dopo le rivoluzioni della Primavera Araba.
Andare all'estero, per un'impresa italiana, non significa soltanto fuggire alla crisi, puntando su paesi dove i costi di manodopera e di gestione sono più bassi; esportare il prodotto italiano vuol dire anche valorizzare la qualità del Made in Italy, portando vantaggi, non solo d'immagine, a tutto il sistema Italia. Italia che comunque deve rimanere la base dello sviluppo di un'impresa, perché per fare un buon prodotto occorre una buona scuola, una buona tradizione e un buon artigianato e, in alcuni settori, noi italiani siamo imbattibili.