Ammettiamo
che stiate ricercando un prestito personale confrontando le offerte
di prestito esistenti sul mercato e abbiate trovato la proposta
migliore per voi: al momento di presentare la domanda
di prestito l'Istituto
di Credito a cui vi rivolgete, come da prassi, analizzerà alcune
informazioni personali.
Se una volta quest'analisi veniva fatta
solamente sui dati anagrafici, inquadramento contrattuale, situazione
creditizia presente e passata, nell'era
2.0 non è più così. Al
giorno d'oggi è diventata una discriminante importante la "vita
parallela", quella dei profili
social, in particolare Facebook e Linkedin.
Big Data: il nuovo strumento per l'analisi della domanda di prestito
Sembra uno scherzo alla Matrix, ma quando state cercando un prestito personale, sappiate che sarete "spiati" dalle banche, che si avvarranno della consulenza dei Big Data, l'estesa raccolta di dati web che consente di estrarre un valore significativo, come possono essere le informazioni dei profili social di coloro che richiedono un prestito, e non bisogna pensare che lo facciano solo con i giovani neoccupati o universitari, ma anche con chi è da più tempo nel mercato del lavoro.
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Facebook e Linkedin: cosa ricercano le banche?
Le banche controllano principalmente i profili social più interessanti dei clienti, ovvero quello di Facebook, piattaforma utilizzatissima dalla maggior parte degli italiani, e quello Linkedin, il social network dove si può monitorare l'evoluzione della storia lavorativa di una persona.
Per quanto riguarda Facebook alcuni Istituti di Credito, prima di siglare l'accettazione della domanda di prestito, richiedono un accesso temporaneo al profilo del cliente così da poter ottenere informazioni sulla situazione patrimoniale in maniera trasversale, deducendo dalle registrazioni, dalle foto, dai like e dalla rete di amicizie il tenore di vita praticato dal potenziale cliente, valutando se potrebbe essere un pagatore buono o cattivo.
Per quanto riguarda la pagina Likedin, invece,le banche controllano le pagine per verificare la velocità con cui i potenziali clienti cambiano lavoro casomai lo perdessero prima di estinguere il finanziamento.
Privacy social: è da considerarsi persa?
Se da un lato si può pensare che con
questa prassi i clienti abbiano perso la propria privacy social,
dall'altro bisogna dire che la richiesta di un prestito è una cosa
seria, e che gli Istituti di Credito hanno il diritto di
controllare l'affidabilità delle persone a cui stanno per elargire
un finanziamento: per questo
motivo i clienti sono portati a puntare su profili social puliti,
solidi e stabili per avere condizioni contrattuali più convenienti.
Con questa possibilità di
usufruire dei Big Data, invece, le finanziarie possono permettersi di
fare scelte di qualità tutelandosi e fidandosi dei clienti che
decidono di sostenere con i propri prestiti.