Banche e Governo in questi giorni si stanno fronteggiando sul tema delle commissioni bancarie sui prestiti. Il terreno di competizione è l'emendamento al decreto Liberalizzazioni che stabilisce la nullità di "tutte le clausole, comunque denominate, che prevedano commissioni a favore delle banche a fronte delle concessioni di linee di credito, della loro messa a disposizione, del loro mantenimento in essere del loro utilizzo anche in caso di sconfinamento ovvero oltre il limite del fido", approvato in Senato la scorsa settimana. Come reazione di protesta all'approvazione dell'emendamento, giovedì scorso i vertici dell'Abi si sono dimessi, affermando che il provvedimento presenta una linea fortemente orientata contro le banche.
Davanti a questo atto di protesta da parte degli istituti bancari, Governo e forze politiche stanno discutendo su come cambiare la norma. Si tratterebbe di una vera e propria retromarcia da parte del Governo. La modifica "salva-banche" ricalca quanto già spiegato mercoledì scorso dal relatore al provvedimento Filippo Bubbico (Pd), che aveva affermato che l'azzeramento delle commissioni sarà previsto come sanzione per chi non rispetterà le nuove regole di riforma dell'intero sistema delle commissioni bancarie che il Cicr deve ancora definire.
Trovata "la soluzione", il problema è come introdurre questo emendamento. Le ipotesi al vaglio delle forze politiche sono tre: agire attraverso un emendamento al dl Liberalizzazioni, fare una modifica attraverso il dl Semplificazioni o creare un disegno di legge ad hoc. La prima ipotesi appare difficile da attuare per una questione di tempi: agire all'interno del decreto Liberalizzazioni, dove la norma è contenuta, è sì la scelta più opportuna, ma dato che il dl scade il 24 marzo i tempi tecnici per una nuova revisione in Senato sarebbero strettissimi. Inoltre, c'è il rischio di riaprire anche tutte le eccezioni al testo da parte di tutte le categorie. L'opzione del passaggio al dl Semplificazioni, ora alla Camera e poi in Senato, che verrebbe approvato qualche giorno dopo il dl Liberalizzazioni, rimane ancora un'ipotesi, perché si pone un problema di estraneità della materia al dl Semplificazioni. Infine, la terza ipotesi, cioè quella di un disegno di legge di iniziativa parlamentare ad hoc per procedere più rapidamente e per venire incontro alle richieste delle banche, appare poco credibile.
La verità è che la partita si gioca tutta a livello politico, in primo luogo perché il dietrofront del Governo piace poco sia ai cittadini, sia alle altre categorie che hanno "subito" gli effetti del decreto Liberalizzazioni. Inoltre le forze politiche ritengono che le banche possano fare di più nei confronti della trasparenza e non hanno nascosto anche una certa irritazione nei confronti del comportamento dei vertici Abi, che con le loro dimissioni hanno voluto forzare la mano al Parlamento.