Gli italiani sono sempre più in grado di utilizzare il web per reperire le informazioni di cui hanno bisogno. Internet è diventata un'arma in più con cui confrontare i prestiti online proposti da numerose compagnie esistenti solo su piattaforme virtuali e che sono ormai in grado di spalleggiare con gli istituti di credito tradizionali. D'altronde, la crisi del mercato dei crediti ha aperto la strada a soluzioni nuove, necessarie per arginare difficoltà via via crescenti, come sottolineano le ultime ricerche.
I consumatori si documentano, si informano e comparano i prestiti, dimostrando un atteggiamento sempre più consapevole quando si tratta di gestire e tutelare i propri interessi. C'è di negativo che in taluni casi neanche la lucidità e la lungimiranza dei cittadini si dimostra sufficiente a contenere i problemi portati in dote dalle attuali congiunture socio - economiche e non sempre ci si trova nelle condizioni di poter affrontare un impegno come quello richiesto da un prestito. Questo è quanto emerge dall'ultimo bollettino della Banca d'Italia che prende in esame il flusso creditizio dell'ultimo trimestre al 31 agosto del 2014.
I dati aprono a valutazioni e a verità contraddittorie, soprattutto in relazione ai finanziamenti richiesti dalle famiglie. I mutui finalizzati all'acquisto di immobili registrano ancora tendenze in negativo (-0,2%) ma in miglioramento rispetto alle rilevazioni di un anno fa (-0,7); nel frattempo, le altre modalità di prestito alle famiglie intensificano la flessione passando da un -0,1 al -0,9%.
Come anticipato, però, a destare preoccupazione sono le richieste di prestito provenienti dalle aziende non finanziarie, se pure con alcuni motivi per sorridere. La flessione del 2,6% è sintomatica di uno stato di salute del settore quantomeno precario, tuttavia in miglioramento se si considera il -3,5% segnato nello stesso periodo del 2013.
La debolezza della domanda da parte delle realtà aziendali trova giustificazione nelle politiche adottate dai fornitori di credito i quali hanno sostenuto politiche favorevoli per i privati ma non per le aziende di piccole e medie dimensioni. Queste ultime rappresentano la spina dorsale dell'economia italiana e una crisi del settore è motivo di preoccupazione anche per le realtà non direttamente collegate a esse.