La stretta al credito non si arresta. I soldi concessi dalla Banca centrale europea (Bce) non sono serviti, infatti, a finanziare le imprese, quanto a salvare i banchieri. A testimoniarlo il Bollettino emesso dall'Associazione Bancaria Italiana, secondo cui a marzo i prestiti alle imprese sono diminuiti dello 0,7%, contro il +0,2% del mese di febbraio e il +4,7% dello scorso anno.
Anche le banche, infatti, hanno dovuto affrontare la recessione e l'assenza di segnali di ripresa non induce certo ad elargire denaro. L'unico segnale positivo proviene dagli istituti più piccoli e più legati al territorio. I prestiti concessi da questa categoria di banche sono, infatti, aumentati dell'1,4%. Ma a parte questa eccezione, le banche non sembrano affatto disposte a correre rischi e preferiscono piuttosto investire in titoli di stato i soldi concessi dalla Bce. In questo modo le banche italiane sono riuscite ad accrescere di oltre 60 miliardi il valore di Btp e altre obbligazioni pubbliche. Una manovra essenziale per salvarsi dalla crisi, evitando la vendita di enormi quantità di titoli di stato, ma che non è riuscita a far ripartire l'economia nazionale.
"La normalizzazione - affermano gli analisti della Banca d'Italia a proposito dell'offerta di prestiti alle aziende - sarà possibile a condizione che il calo dei tassi sui titoli sovrani e il miglioramento della situazione dei mercati dei capitali si confermino nei mesi a venire". Stando alle previsioni di Bankitalia, dobbiamo auspicare che lo spread continua a scendere e il denaro riprenda a circolare tra gli intermediari. Solo in questo modo si può sperare in una ripresa dei finanziamenti bancari.