Le voci di allarme sulla stretta dei prestiti alle imprese si sono alzate un po' su tutti i fronti. Economisti,centri studi, istituzioni, associazioni imprenditoriali hanno lanciato un vero e proprio grido d'allarme: il peggioramento delle condizioni di accesso al credito che si è verificato nel corso dell'anno scorso ha messo in ginocchio il mondo delle imprese. Se non si verificherà un cambio di tendenza, il sistema industriale del Paese e in particolare le imprese di piccole e medie dimensioni, rischieranno il fallimento.
L'erogazione di finanziamenti alle imprese nel 2011 ha conosciuto una contrazione sempre più marcata e a dicembre, secondo i dati forniti dal supplemento al Bollettino economico di Banca d'Italia, ha toccato il -2,2%. La crisi e le crescenti difficoltà di accesso al credito stanno mettendo in ginocchio gran parte delle imprese del Paese: Prometeia parla di 25mila aziende che potrebbero fallire, mentre per l'Osservatorio sulla rischiosità commerciale di Cribis D&B, società del Gruppo Crif, una piccola azienda su dieci rischia di non riuscire a pagare i propri fornitori.
A confermare questo periodo nero dei prestiti per le imprese è intervenuto anche Giuseppe Bertolussi, segretario del Cgia di Mestre che ha confermato la "stretta creditizia" e il rischio che "il nostro sistema produttivo, costituito prevalentemente da piccole e piccolissime imprese, collassi".
Uno dei fattori principali che ha portato a questo punto è stato l'aumento dei tassi di interesse, che sono fra i più alti d'Europa. I tassi applicati per i finanziamenti fino a un milione di euro raggiungono quasi il 5%, inferiori solo a quelli spagnoli, mentre Germania e Francia hanno tassi rispettivamente sotto il 4% e il 3,5%. Per i finanziamenti oltre il milione di euro, con tassi quasi al 4 %, l'Italia si aggiudica il primo posto come Paese più "caro".
Il credit crunch è stato confermato da numerose ricerche nel settore. Una di queste è stata condotta da Fondazione Impresa, che ha evidenziato come il numero di Pmi con meno di venti dipendenti che negli ultimi tre mesi ha avuto problemi di accesso a un finanziamento bancario è pari al 43,3% del totale. Le difficoltà maggiori si sono registrate fra le piccole imprese del Nord. Nella maggioranza dei casi, il 57,1%, la richiesta di credito serve a coprire la carenza di liquidità.
A determinare la stretta da parte delle banche è stato anche l'aumento delle sofferenze bancarie da parte delle imprese. Bertolussi ha sottolineato che "nel 2011 le insolvenze in capo alle imprese italiane hanno toccato gli 80,6 miliardi di euro, con un incremento rispetto l'anno precedente pari al 36%. Questa situazione ha sicuramente indotto molti istituti di credito a ridurre i prestiti soprattutto a quelle realtà produttive che non erano più in grado di dimostrare una certa affidabilità".
A peggiorare la situazione, infine, c'è anche il ritardo nei pagamenti alle imprese dalla Pubbilica Amministrazione, ma anche dai privati. Secondo Fondazione Impresa, i tempi di pagamenti dei privati nel secondo semestre del 2011 sono aumentati di 32,7 giorni, mentre quelli della PA di un +29,1 giorni.
La speranza e la richiesta delle imprese e degli studiosi del settore è che il 2012 porti un'inversione di tendenza, spinta magari dagli aiuti che le banche dovrebbero nuovamente ottenere dalla Bce alla fine di questo mese.