Gli strumenti online spingono sempre più al rialzo le richieste di prestiti che nel 2015 recuperano il segno più.
La conferma arriva dal Vicepresidente dell'Abi Gianfranco Torriero il quale durante un seminario dell'associazione ha sottolineato che il comparto creditizio continuerà a crescere nella restante parte del 2015 contro il calo di oltre mezzo punto percentuale registrato nel 2014.
Il miglioramento però non supererà il punto percentuale. E inoltre non si limiterà a investire le erogazioni di prestiti personali. Secondo quanto dichiarato dal vicepresidente dell'Abi Gianfranco Torriero, infatti, al termine dell'anno in corso saranno riscontrati miglioramenti e incrementi sia nelle future erogazioni di prestiti personali alle famiglie che nella concessione di prestiti per imprese.
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Sono proprio questi ultimi infatti che stanno mettendo a segno le migliori performance. Nei primi nove mesi del 2015 le erogazioni di prestiti per imprese hanno registrato un incremento del 16,2% rispetto allo stesso periodo dell'anno passato.
Guardando al futuro, secondo il vicepresidente dell'Abi Gianfranco Torriero, il comparto creditizio continuerà a migliorare nei prossimi mesi e camminerà parallelamente all'andamento dell'economia italiana che marcia, seppur a piccoli passi fatti volta per volta, di trimestre in trimestre, verso la ripresa.
Sul tavolo del seminario condotto dall'Abi c'è anche il dossier sofferenze bancarie. Secondo l'associazione bancaria italiana i primi segnali di miglioramento non si registreranno prima che si approdi nell'anno 2017. Fino ad allora infatti sono stimate ancora in aumento. Stando alle stime dell'associazione, le sofferenze bancarie potrebbero superare quota 210 miliardi di euro. Nel dettaglio, si prevede che le sofferenze bancarie toccheranno quota 203,6 alla fine del 2015 per poi crescere ancora e raggiungere 212 i miliardi alla fine del 2016. Nel 2017, poi come accennato, le sofferenze bancarie invertiranno la tendenza e ripartiranno per la discesa iniziando ad attestarsi nuovamente sotto quota 210 miliardi di euro, più precisamente a 209,5 miliardi di euro.