Il tasso di interesse dei mutui si divide tra tasso fisso (ovvero che non varia nel tempo) e variabile (che cambia seguendo un determinato indice). Fino a poco tempo fa, il tasso fisso era parecchio più alto del tasso variabile che ti veniva proposto in partenza, ma questa forbice si sta pian piano avvicinando. Adesso sono pochi i punti percentuali che li dividono con conseguente aumento di richiesta dei mutui a tasso fisso, più sicuri di quelli variabili. Ma perché sta succedendo tutto questo? E perché c'entra la Brexit, il referendum sull'uscità della Gran Bretagna dall'Unione Europea?
Tasso di interesse dei mutui fisso e variabile
Come dicevamo la differenza tra tasso fisso e tasso variabile dei mutui si è ridotto parecchio. Al momento, è possibile ottenere un tasso fisso al'1,62% a fronte del miglior tasso variabile in partenza allo 0,86%. Solo 76 punti di differenza, contro i 112 medi del 2015, i 215 del 2014 e addirittura i 342 punti base del 2009.
Solo nel 2007-2008, c'è stato un altro periodo, da quando esiste l'Euro, in cui tasso fisso e tasso variabile sono stati così vicino. La causa fu la crisi del mercato dei mutui americano e il fallimento del colosso Lehman Brothers: lo spread scese sotto i 50 punti base. Oggi le banche non hanno problemi di liquidità, anche perché viene garantita a tasso zero dalla Banca Centrale Europea, bensì di crediti deteriorati, ovvero di prestiti per i quali la riscossione è incerta. Si calcola che in Europa ci siano circa 1.000 miliardi di crediti deteriorati. Per questo, il tasso di interesse dei mutui è al minimo storico e la differenza tra tasso fisso e variabile è sempre meno.
In ogni caso, non si sta notando solo una diminuzione dei tassi fissi, ma anche di quelli variabili. Solo che questi ultimi scendono più lentamente dei primi. Questo perché il tasso variabile è formato dallo spread (ovvero la parte di guadagno netto della banca, deciso dalla stesso) e dagli indici Euribor, che variano a seconda della durata del mutuo. Il tasso fisso, invece, è formato dallo spread e dai tassi Eurirs. Questi ultimi non hanno limiti al ribasso, ma dipendono dall'andamento dei bond governativi tedeschi.
I tassi Euribor, invece, hanno un limite alla loro discesa, rappresentato dal tasso sui depositi della BCE, che lo fissa al -0,4%. Non a caso, al momento l'indice Euribor a 1 mese è al -0,36%. Gli Euribor possono continuare a scendere solo se la BCE cambia i limiti, mentre gli Eurirs stanno scendendo di più e senza limiti.
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Ecco perché al momento gli italiani stanno preferendo di gran lunga i mutui a tasso fisso (66% delle richieste e 70% delle erogazioni) e molti, anche chi ha acceso il mutuo solo 2 o 3 anni fa, sta cercando di fare una surroga. Pur essendo passato così poco tempo, un cambio delle condizioni del mutuo può comportare un grande risparmio.
Cosa c'entra la Brexit con questa situazione?
La poca differenza tra tasso fisso e tasso variabile è data, in parte, anche dalla Brexit. L'uscita della Gran Bretagna dall'Unione, infatti, prova quanto la nostra economia sia interconnessa alle altre, considerando l'influenza che sta esercitando anche sulle erogazioni di mutui qui in Italia. Ma perché succede?
La notizia dell'esito del referendum inglese, che ha visto la vittoria di chi vorrebbe la Gran Bretagna fuori dall'UE, ha avuto delle conseguenze sui mercati finanziari: i tassi interbancari e quelli dei titoli di Stato sono caduti. Addirittura, i titoli inglesi a 10 anni sono scesi per la prima volta nella storia sotto l'1% (ieri si è registrato uno 0,79%), mentre sono al minimo storico anche quelli statunitensi (1,37%) e quelli tedeschi (-0,2%). Ma è proprio il bond tedesco, chiamato Bund, a interessarci.
Infatti, come dicevamo, il tasso fisso è dato dalla somma tra lo spread e l'indice Eurirs. Ma i tassi Eurirs (che sono un'espressione del costo del denaro nel medio-lungo periodo, da 1 a 30 anni) sono collegati all'andamento del Bund: se questo scende, scendono gli Eurirs. Nei giorni scorsi l'Eurirs a 20 anni è stato fissato allo 0,73%, ovvero 68 punti base in meno rispetto a gennaio, quand'era all'1,41%. Le conseguenze sui mercati della Brexit stanno quindi spingendo ancora più giù il tasso d'interesse sui mutui e i vari indicatori del costo del denaro, rendendo questo un momento storico molto conveniente per accendere un mutuo o fare una surroga.