Con la crisi e le sopraggiunte difficoltà economiche sono aumentati in modo esponenziale gli immobili che finiscono all'asta, le cause sono state indicate principalmente nell'aumento dei pignoramenti ai privati o delle procedure fallimentari delle aziende.
Il rapporto elaborato da Adusbef e Federconsumatori sulla base dei dati raccolti nei principali Tribunali alla data del 30 settembre 2012 e proiettati al 31 dicembre, indicano infatti che vi è stato un vero e proprio boom nei provvedimenti, si segnala un aumento di 8.512 pignoramenti dal 2011 al 2012. Le esecuzioni immobiliari e i pignoramenti sono aumentati nel 2012 del 22,8%, quasi 46mila famiglie sono state costrette a lasciare la propria casa perché divenuti insolventi a causa del mancato pagamento delle rate del mutuo. Negli ultimi 5 anni i provvedimenti sono raddoppiati «con circa 100.000 case mandate all'asta ed altrettante famiglie» in strada, private della casa.
Nonostante le aste immobiliari crescano, spesso vanno deserte e si fatica a trovare dei compratori.
A confermarlo i dati del Ministero della Giustizia, nei primi sei mesi del 2012, sono aumentati gli immobili battuti all'asta, saliti a 22.895, in crescita del 18%, ma le vendite giudiziarie hanno invece avuto un andamento inversamente proporzionale, riducendosi di circa il 4.5% rispetto al 2011 ed attestandosi circa su 4.700 vendite nel 2012.
Quali i motivi del fallimento delle aste? Le sedute spesso vanno deserte, nonostante il prezzo dell'immobile si dimezzi e diventi appetibile, il problema è insito nella scarsa trasparenza o nell'impreparazione dei potenziali compratori che determinano di fatto il fallimento di diverse aste giudiziarie. Inoltre vi è il fattore diffidenza, sono tanti coloro, che pur possedendo capitali da investire, perché benestanti, diffidano di un immobile non venduto attraverso le procedure convenzionali.
In sintesi il numero delle esecuzioni è andato sempre più aumentando, ma il fenomeno nuovo pare essere un altro. Fino a pochi anni fa le aste erano molto frequentate, magari al secondo o terzo tentativo l'affare andava in porto. Oggi invece mancano gli acquirenti, sebbene ci sia l'interesse, gran parte degli immobili resta invenduto.
Marco Grassetto, commercialista esperto del settore, dice «La triste verità è che non ci sono soldi - Non c'è liquidità e le banche non fanno più credito. Prima della crisi, le aste erano molto combattute, c'erano ripetuti rilanci e, alla fine, certi immobili venivano piazzati ad un prezzo superiore del 30/40% rispetto a quello di partenza. Mentre adesso, pur essendoci proposte tanto vantaggiose, non si riesce a vendere nemmeno con un ribasso del 50/60%. La gente continua ad essere interessata, a navigare su Internet alla ricerca dell'offerta migliore e ad informarsi sulle aste stabilite dal tribunale. Poi però - ribadisce Grassetto - quando arriva il momento di fare i conti, i soldi non ci sono. Nessuno compra. E non perché i valori dati agli immobili siano, diciamo così, fuori misura. Ma proprio perché le tasche sono vuote. E' una situazione drammatica, specie per chi è in credito di una determinata somma e alla fine, se è fortunato, ne rientra di una piccolissima parte».