L'Abi (Associazione bancarie italiana) e 13 associzaioni dei consumatori hanno prorogato al 31 Marzo il termine per la richiesta della sospensione della rate dei mutui.
Si tratta della quinta proroga e sicuramente consentirà alle famiglie in difficoltà di poter usufruire di una minima tranquillità finanziaria, in questo particolare momento economico.
Alla data del 31 dicembre 2013 risultavano approvate richieste di sospensione di circa 85.000 mutui per un valore di circa 10 miliardi di euro. La sospensione prevede la sospensione del pagamento delle rate per almeno 12 mesi e può essere effettuata una sola volta.
I motivi oggettivi che devono esistere per la richiesta sono i seguenti:
- cessazione del rapporto di lavoro subordinato, ad eccezione delle ipotesi di risoluzione consensuale, di risoluzione per limiti di età con diritto a pensione di vecchiaia/anzianità, di licenziamento per giusta causa o giustificato motivo soggettivo, di dimissioni del lavoratore non per giusta causa;
- cessazione dei rapporti di lavoro di cui all'art. 409, n. 3, c.p.c. (rapporti di agenzia, di rappresentanza commerciale ed altri rapporti di collaborazione che si concretino in una prestazione di opera continuativa e coordinata, prevalentemente personale, anche se non a carattere subordinato), ad eccezione delle ipotesi di risoluzione consensuale, di recesso datoriale per giusta causa, di recesso del lavoratore non per giusta causa;
- sospensione dal lavoro o riduzione dell'orario di lavoro per un periodo di almeno 30 giorni, anche in attesa dell'emanazione dei provvedimenti di autorizzazione dei trattamenti di sostegno del reddito (CIG; CIGS; altre misure di sostegno del reddito, c.d. ammortizzatori sociali in deroga; contratti di solidarietà);
- morte o sopraggiunta non autosufficienza;
La sospensione riguarda i mutui di importo fino a 150.000 euro accesi per l'acquisto, costruzione o ristrutturazione dell'abitazione principale, anche di quelli oggetto di operazioni di cartolarizzazione. Requisito fondamentale è non superare il limite di euro 40.000 a titolo di reddito imponibile.
Il consiglio è comunque sempre quello di rivolgersi al proprio istituto, sia per reperire la necessaria modulistica che per verificare eventuali condizioni migliorative rispetto all'accordo siglato.