Una recente ricerca condotta dal Sole 24 Ore ha stimato il peso del Fisco sull'abitazione. Dai dati emerge che, avendo stipulato un mutuo dalla durata trentennale, il 45% del prezzo dell'immobile va direttamente nelle Casse dello Stato. In poche parole, dopo aver versato per 30 anni le tasse, sarebbe possibile acquistare di nuovo la casa. Si calcola, infatti, che ogni proprietario, a seconda del tipo di abitazione e del luogo in cui la compra, spenda all'anno dai 2.800 ai 3.800 euro di tasse.
Dai calcoli effettuati inoltre sembra che durante i 30 anni si arrivi a versare al Fisco fino al 50% del valore dell'immobile. Questo avviene perché il proprietario, quando decide di acquistare una casa, deve fare i conti non solo con le tasse legate all'acquisto dell'immobile stesso ma anche con quelle alla sua gestione dell'abitazione, ad esempio l'Ici, l'Imu, la Tares, ( per chi non lo sapesse la nuova tassa sui rifiuti), e l'Iva sulle utenze.
Notizie non molto incoraggianti emergono anche da un altro studio realizzato questa volta dalla Cgia di Mestre in collaborazione col Corriere Economia; per pagare tasse e contributi, quest'anno gli italiani saranno costretti a lavorare un giorno in più, 172 giorni anziché 171. Ciò significa che fino al 22 giugno gli italiani lavoreranno solo per poter far fronte al pagamento delle tasse.
Un lato positivo per i proprietari di immobili però c'è ed è rappresentato dall'aumento delle detrazioni per le spese di ristrutturazione, che sono passate dal 36% al 50%; è aumentata anche la soglia massima su cui è consentita la detrazione. Si passa infatti da 48.000 a 96.000 euro ad immobile. Si potranno riavere i soldi spettanti dall'Erario nell'arco di 10 anni con rate di pari importo. Le detrazioni possono essere applicate anche in caso di ristrutturazione di immobili che hanno subito danni a seguito di calamità naturali .