Il mutuo è una roba da ricchi. Questo eco risuona nelle orecchie dei giovani alle prese con la ricerca di un lavoro stabile. La mancanza di stabilità economica è la prima discriminante che allontana il sogno di accendere un mutuo.
Il lavoratore atipico - con contratto a progetto o a tempo determinato - è in quarantena: gli istituti bancari lo tengono a distanza perché sono consapevoli che il soggetto non potrà fornire sufficienti garanzie economiche per richiedere un finanziamento. È un vero peccato perché in Italia, in accordo con i dati recentemente forniti dall'Istat, i collaboratori e i consulenti che prestano servizio per le piccole e grandi aziende rappresentano il 13,8% della forza lavoro totale. L'impiego atipico, originariamente nato come opportunità d'inserimento nel mondo lavorativo, si sta rivelando una prigione che allontana i giovani dalla stabilità economica necessaria per avviare un mutuo.
Tutti i precari sono considerati soggetti non bancabili perché manchevoli di tutte quelle caratteristiche che un istituto generalmente richiede al contraente prima di concedere il mutuo: la capacità retributiva e l'affidabilità creditizia che dipendono dal reddito e dal tipo di occupazione. In alternativa, ai lavoratori atipici che richiedono un finanziamento a lungo termine, viene proposta la firma di un fideiussore (di età non superiore ai 75 anni alla data di scadenza del mutuo) che, forte della sua stabilità patrimoniale, possa garantire il pagamento delle rate mensili qualora il soggetto non fosse in grado di farlo.
Malgrado la situazione, i lavoratori atipici hanno ancora qualche speranza: da settembre è attivo un fondo mirato all'accesso del mutuo prima casa destinato alle coppie under 35 con redditi precari promosso dal ministero della Gioventù con l'Associazione bancaria italiana. L'augurio è che il mutuo per i giovani diventi più accessibile.