I consumatori che stipulano un mutuo tradizionale o uno di quelli via internet, meglio noti come mutui online, sanno che dal 2007 le banche non potranno più addebitare loro alcuna penale per l'eventuale estinzione anticipata del finanziamento. Merito delle cosiddette "lenzuolate", ovvero le liberalizzazioni avviate dall'allora Ministro Pierluigi Bersani.
Una preoccupazione in meno, dunque, sia per chi abbia sottoscritto un mutuo vantaggioso per la prima casa o magari un finanziamento per la seconda abitazione. Tuttavia, è notizia di questi giorni la presentazione di un dossier dell'Abi, l'Associazione bancaria italiana, alla scrivania del titolare del dicastero dell'Economia Pier Carlo Padoan, in cui si chiede a gran voce la reintroduzione di quella penale. Il motivo? Secondo gli istituti, gli importi così recuperati servirebbero a controbilanciare l'eccessiva pressione fiscale subita dalla banche.
Le banche spingono perché il ritorno delle penali avvenga almeno in misura proporzionale alla durata del mutuo sottoscritto, ovvero perché ci sia un periodo cuscinetto entro il quale il titolare del finanziamento non possa estinguere il mutuo anche avendone la disponibilità economica.
La principale conseguenza darebbe la riduzione delle pratiche per la portabilità del mutuo, conosciuta anche come surroga, ovvero il trasferimento del finanziamento presso un nuovo istituto di credito, che estingue il debito con l'altra banca e definisce nuove condizioni per rate, durata e tassi col mutuatario (solitamente più favorevoli, grazie alla maggiore concorrenza fra la banche).
Il Presidente dell'Abi Patuelli ha respinto al mittente le critiche recenti del premier Renzi, sostenendo che nei primi quattro mesi del 2014 gli istituti italiani hanno incrementato le erogazioni di mutui del 26% rispetto all'anno precedente. A ulteriore difesa della propria posizione, l'Abi aggiunge che quasi tutte le banche stanno disponendo aumenti di capitale proprio per garantire la concessione di nuovi prestiti a famiglie e imprese.
Gli istituti soffrono anche, secondo l'Abi, per una pressione fiscale esagerata, distante almeno di 13,6 punti in eccesso rispetto a quanto accade in Europa. La domanda allora è: se è giusto rivendicare un corretto equilibrio di condizioni fra tutti gli operatori del settore, perché il peso di questo bilanciamento dovrebbe ricadere su consumatori, con un netto passo indietro rispetto a quanto guadagnato sette anni fa in termini di concorrenza?