La liberalizzazione non ha portato riscontri positivi, l'elettricità non ha rilevato tariffe tendenti al risparmio. Negli ultimi dieci anni, infatti, i prezzi dell'energia per le aziende sono tendenzialmente rimasti invariati e non si è verificata una delle condizioni tanto paventate per cui le liberalizzazioni avrebbero dovuto e dovrebbero essere vantaggiose. L'apertura alla concorrenza per le aziende, quindi, non ha portato benefici alle imprese e non si è, contestualmente, riflessa in riduzione delle tariffe di elettricità o di risparmi tangibili in bolletta.
La situazione è sottolineata da un docente dell'Università Bocconi, il professor Francesco Gulli, associato di economia applicata, che cerca di focalizzare l'attenzione sugli effetti fantasma delle liberalizzazioni, ricordandolo anche e soprattutto alle associazioni dei consumatori. Pur tenendo conto della dinamica dei prezzi del greggio e sottolineando la grande ristrutturazione industriale delle aziende, l'evoluzione dei prezzi netti sembra escludere apprezzabili cambiamenti per i consumatori industriali.
"I valori - scrive Gulli - delle tariffe di elettricità sono rimasti invariati negli ultimi dieci anni, cosa che ha portato a un ampliamento del divario fra il dato italiano e la media europea". Quelle impercettibili quantità di risparmio iniziale per le famiglie nelle bollette dell'elettricità devono, infatti, tenere conto della quota di distribuzione e del trasporto incluse nel totale delle tariffe domestiche; la diminuzione, quindi, è da considerare limitatamente alla regolamentazione delle componenti e non alla liberalizzazione sui costi.
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