Dopo quattro anni di esplorazioni e perforazioni ed un investimento di 3 miliardi e mezzo di dollari, il giacimento di gas - off shore di Tamar, 56 miglia (90 km) ad ovest di Haifa, è collegato ad Israele.
Secondo alcune fonti questo passaggio permetterà al paese di diminuire significativamente la dipendenza dalle importazioni di gas dall'estero, dato che a Tamar si stimano giacere circa 238 miliardi di metri cubi di gas naturale (basti pensare che un metro cubo di gas naturale di tipo commerciale può produrre circa 38 Mj, ovvero 10,6 kWh).
"Questo è un giorno importante per l'economia israeliana. Abbiamo fatto un importante passo avanti verso l'indipendenza energetica di Israele" ha commentato il primo ministro Netanyahu. Secondo il governo il risparmio generato sarà di 274 milioni di dollari al mese (1 milione di Shenkel).
Il gas dovrebbe raggiungere, secondo Silvan Shalom, ministro per l'energia e le risorse idriche, la città portuale israeliana di Ashdod nel giro di 30 ore, di fronte alla quale è situato un impianto di produzione marittimo.
Questo è un punto di svolta di svolta sia per l'economia di Israele sia per la sua indipendenza energetica da qui al 2035.
Il giacimento del Mediterraneo orientale è stato sviluppato da una cordata che include Noble Energy Inc. (americana detentrice del 36%), Delek Drilling - LP (31%), Dor Alon (4%) e Isramco Negev 2 LP (29%), tutte israeliane. Insieme con la Noble, le compagnie israeliane hanno trovato abbastanza gas, negli ultimi tre anni, da fornire il paese per i prossimi 150 anni.
Le royalities che i tre partner di Tamar verseranno allo stato e le potenziali esportazioni di gas naturale israeliano si valuta che possano portare nelle casse statali circa 123 miliardi di dollari nell'arco dei prossimi 25 anni. Come ribadito dal ministro per gli affari internazionali ed ex ministro delle finanze, Yuval Steinitz: " Estrarre gas naturale da Tamar aumenterà di molto le entrate, oltre che mettere a disposizione energia pulita ed a basso costo".
La buona notizia per i componenti della partnership è che, secondo la legge che regola la tassazione sui profitti di gas naturale, che è redatta in conformità con la raccomandazione del comitato Sheshinski, saranno esenti da imposte sulle vendite fino a quando non guadagneranno il doppio dell'investimento iniziale sulle trivellazioni ed esplorazioni.
I profitti dalle vendite di gas si prevede raggiungano il tanto atteso 200% nel 2023. Fino ad allora, lo Stato non esigerà un pedaggio sui loro profitti via fiscale, ma solo attraverso un pagamento di royalty del 12,5% sulle vendite di gas stesse.
Fino al 2011 Israele produceva approssimativamente il 40% della sua elettricità da gas naturale (5.5 dollari per unità) e il grosso veniva fornito dal vicino Egitto, fornitura continuamente interrotta prima dagli attacchi dei terroristi del Sinai, poi dall'annullamento da parte del Cairo dell'accordo per la fornitura, sostenendo che i termini del contratto minavano gli interessi della nazione.
Il gas di Tamar porterà ad una drastica riduzione dei costi della IEC (Israel Eletric Corp.) di produzione, quindi. E una futura riduzione dei costi di energia elettrica per il consumatore medio israeliano ", ha aggiunto il ministro Shalom. Intanto il prezzo dell'elettricità sul mercato interno israeliano non calerà subito ed anzi è confermato l'aumento di 6,5% previsto ad Aprile, giustificato in primis dal mancato pagamento da parte dei palestinesi.
L'approvvigionamento da Tamar influenzerà positivamente le bollette a partire solo dal 2015.