I sistemi di accumulo per impianti fotovoltaici, cioè le batterie dedicate, sono stati sottostimati negli ultimi tempi. Parallelamente, e più in generale, è stato sottostimato anche il tasso di crescita del fotovoltaico stesso. Questo è il senso delle dichiarazioni di Frank Calabria, manager dell'australiana utility Origin Energy.
La convenienza dei sistemi di accumulo per impianti fotovoltaici
Uno studio commissionato da ANIE, Federazione Nazionale Imprese Elettrotecniche ed Elettroniche, ha evidenziato con alcune simulazioni come e quanto una batteria all'impianto fotovoltaico migliori il bilancio di un utente. Si parla di circa 150, 170 euro l'anno. La diffusione di sistemi di storage associati al fotovoltaico sarebbe un ottimo affare per il sistema nel suo complesso. Gli accumuli, infatti, porterebbero al sistema elettrico benefici per oltre 500 milioni di euro l'anno.
Ovviamente le simulazioni dell'ANIE sono un po' astratte; tuttavia, è innegabile che i sistemi di accumulo per impianti fotovoltaici consentirebbero alle abitazioni di avere una potenza superiore a quella fornita. Non solo: se, com'è auspicabile, si dovessero rendere concrete alcune modifiche normative già richieste dagli operatori del settore, aumenterebbero anche i soggetti deputati a offrire servizi di rete.
Senza contare le ricadute occupazionali: una maggiore diffusione dei sistemi di accumulo permetterebbe di sviluppare più il settore energia rinnovabile in generazione distribuita, con conseguenti ricadute positive sia economiche e politiche, sia sociali e ambientali.
I sistemi di accumulo per impianti fotovoltaici e il GSE
Prende quindi sempre più corpo la possibilità di autoprodursi energia utilizzando sistemi di accumulo perfezionati e dalle dimensioni sempre più contenute, tali da consentirci "stoccaggi" di energia che in altri tempi sarebbero stati impensati.
Ma la posizione di questa utility australiana è molto diversa, ad esempio, da quelle ufficiali italiane, laddove il GSE fa grandi difficoltà a riconoscere la bontà di un sistema che, oltre a produrre energia fotovoltaica allacciata alla rete, contemporaneamente consenta di immagazzinare energia, utilizzandola al momento giusto. Questa incomprensibile posizione di freno rispetto alle legittime attese di sviluppo del settore, ci pone, di fatto, in una condizione di attesa (non rara nel nostro Paese), di tipo protezionistico, che inficia notevoli possibilità di sviluppo economico e di implementazione di tecnologie avanzate.
Alle affermazioni di Frank Calabria si aggiungono quelle non meno autorevoli di Citigroup che, nel proprio report Energy Darwinism, riporta dati sorprendenti: "Lo storage del fotovoltaico andrà progressivamente assorbendo nei prossimi anni ben il 50% del mercato delle utility elettriche". Una previsione assolutamente clamorosa che serve anche a far capire le fortissime resistenze dei gestori delle reti dell'energia elettrica nei confronti dello sviluppo di queste tecnologie verdi, economiche e alternative.
In buona sostanza, in Italia si aspettano sagge regolamentazioni in materia; ma nel frattempo, cominciamo a pensare a realizzarci un impianto fotovoltaico "stand alone" laddove possibile. Ne esistono già di discretamente sviluppati in commercio, con possibilità di mantenere, per i casi di emergenza, anche l'allaccio alla rete elettrica generale. Se non lo fanno gli altri, muoviamoci noi, con un occhio alla tecnologia, uno al risparmio e uno al futuro.