Il futuro dell'energia nel Mediterraneo sembra essere sempre più "verde". Questo è quanto è emerso ieri nell'ambito del furum organizzato dall'Ansa e dedicato allo sviluppo energetico dei Paesi dell'area mediterranea nei prossimi decenni. L'obiettivo è arrivare a più di 300 Gigawatt di nuova capacità di generazione di energia elettrica per il 2030, di cui più della metà (53%) da fonti rinnovabili.
Questo è il piano proposto da Res4Med, l'associazione internazionale no profit fondata alla fine del 2011 da Enel Green Power, Edison, CESI, GSE, PwC, e il Politecnico di Milano e a cui si sono unite recentemente anche Asja Ambiente e Fondazione Bordoni. Anche Ricerca di sistema-RSE, Aper, Althesys si sono associate all'iniziativa. L'associazione, annunciata nel furum, verrà presentata ufficialmente a Roma il 3 maggio.
Francesco Starace di Enel Green Power e presidente dell'associazione, presentando Res4Med ha affermato: "La piattaforma che sta per nascere sul Mediterraneo per le rinnovabili vuole essere uno scambio di studi e un servizio a tutti per fornire capacità e possibilità di vedere cosa esiste e quello che si può fare. In Italia ci sono punte di eccellenza tecnologiche, con molte piccole e medie imprese decisamente impegnate nell'innovazione".
La green energy, come sottolineato sempre da Starace, rappresenta un'opportunità di crescita e di sviluppo importante per Enel Green Power che per i suoi progetti futuri guarda con interesse ai Paesi attraversati dalla Primavera Araba: "Sui nuovi sistemi ricadranno i problemi legati alla crescita demografica e alla insufficiente capacità di generazione di energia. Le rinnovabili sono la risposta più rapida",.
Anche secondo Roberto Vigotti, segretario generale di Res4Med, la crescita della produzione di elettricità si concentrerà principalmente nella sponda Sud del Mediterraneo. Per cui, secondo il rapporto "Contesto Mediterraneo" realizzato dallo stesso segretario, le maggiori possibilità di business nei prossimi anni saranno localizzate proprio in quest'area.
Su fronte degli investimenti economici, secondo Vigotti, al 2030 saranno necessari tra i 700-715 miliardi di euro (esclusi i costi delle reti). In questo quadro si prevede di ricorrere in maniera sostanziale alle fonti rinnovabili soprattutto nella sponda Sud, in cui il tasso di crescita dei consumi previsti nei prossimi anni è in forte crescita. In questo caso gli investimenti "extra" "sarebbero compensati dai maggiori benefici legati ad un accresciuto export degli idrocarburi".