L'Unione Europea interviene sulle rinnovabili con una serie di linee guida che tendono a ordinare il sistema degli incentivi, lasciando tuttavia ampio spazio decisionale alla legislazione degli Stati membri.
Queste linee guida sono state pubblicate di recente e sono la premessa dell'attività normativa vera e propria, intesa, verosimilmente nel 2014, a regolamentare con maggiore precisione i cosiddetti aiuti di Stato riguardanti le rinnovabili, e soprattutto a normare in maniera più puntuale divieti e aspetti consentiti in un mercato che va sempre più sviluppandosi in Europa, anche indipendentemente dalla crisi in corso.
UE e incentivi rinnovabili: niente tagli retroattivi
Uno dei punti che balza più all'evidenza è la questione del cosiddetto paventato taglio retroattivo dei sussidi statali, rispetto al quale l'atteggiamento negativo della Commissione Europea è stato fermo e incondizionato. Cioè a dire, una volta che gli Stati membri hanno deliberato un determinato sussidio volto a incentivare l'energia rinnovabilie stessa, non sarà possibile per i Paesi membri modificarlo.
Questo, ovviamente, a tutto vantaggio dei consumatori e degli utenti che hanno stipulato validi contratti, con relativi impegni, con lo Stato stesso. Sotto questo profilo non pare vi siano dubbi sulla linea dettata dalla Unione Europea, che così si esprime: "I governi devono evitare cambiamenti nello schema (di incentivazione) senza preavviso o retroattivi. Le legittime aspettative degli investitori riguardo ai rendimenti sugli investimenti già avviati devono essere rispettate".
Incentivi rinnovabili, la feed-in tariff
Nel documento di linee guida approvato dall'Ue c'è inoltre l'invito alla sostituzione della cosiddetta feed-in tariff (la tariffa onnicomprensiva, ovvero senza differenza per la quota di energia che l'utente autoconsuma e per quella che invece riversa in rete) con il meccanismo chiamato feed-in premium (tariffe differenziate): in questa maniera si fa sì che gli incentivi per le rinnovabili siano più realisticamente aderenti ai prezzi di mercato.
Incentivi rinnovabili e l'autoconsumo di energia
Tuttavia, nonostante gli sforzi dell'Europa volti a favorire quanto più possibile lo sviluppo del mercato delle cosiddette energie pulite, non tutti si dichiarano soddisfatti, come ad esempio l'Associazione Europea dell'Industria Fotovoltaica, la quale giudica insufficienti questi interventi e traccia un quadro preoccupato soprattutto per lo scarso interesse su un aspetto del fotovoltaico tutt'altro che trascurabile: l'autoconsumo dell'energia. Il quale ultimo, secondo studi accreditati, diventerà la vera e propria carta vincente nei prossimi anni, arrivando ad assorbire fino al 50% dell'intero mercato del fotovoltaico. In altri termini, i cittadini tenderanno a produrre autonomamente energia che consumeranno sempre più direttamente, cercando di fare a meno dello scambio con la rete.
Al momento le direttive non sembrano tenere conto di queste piccole utenze e del conseguente autoconsumo, rivolgendosi ancora troppo a utenze medie e grandi, riferite sempre al sistema dell'incentivazione.
Insomma, l'Europa non sta ferma, ma deve fare di più; e, dal canto loro, gli Stati membri, avvalendosi della loro potestà legislativa autonoma, devono tener conto delle linee guida, ma al contempo devono favorire sempre più ogni iniziativa volta al risparmio energetico, fino ad arrivare, laddove possibile, a forme di autonomia energetica totale o quasi: in buona sostanza questo è il futuro, tutto sta a crederci.