Nel 2013 il settore green ha zoppicato non poco. Infatti, gli investimenti nelle energie rinnovabili in Italia hanno raggiunto solo i 4,1 miliardi di dollari, pari al 73% in meno del volume d'affari generato nel 2012, ovvero 15,2 miliardi di dollari.
Tantissimo se lo associamo al fatto che, nel complesso, questo calo si è registrato anche a livello globale, compresi paesi quali Germania, Inghilterra e Francia.
È chiaro che l'uomo non impara dai disastri che colpiscono l'ambiente e che l'attenzione su clima e rinnovabili sia costantemente sceso in un panorama economico di crisi. A confermarlo anche la recente ricerca della Bloomberg New Energy Finance, che ha messo in luce proprio questo aspetto di generale disinvestimento globale (-12% rispetto al 2012), con aree più marcate, come la zona europea. Qui, gli investimenti complessivi sulle energie green è stata di 57,8 miliardi di dollari: il 41%in meno (nel 2012 si era arrivati a 97,8 miliardi).
Un dato palesemente in controtendenza rispetto al tanto voluto "Pacchetto Clima 20-20-20". Quindi: cosa dovremo aspettarci dai vertici europei? Cosa succederà dopo il 2020, sempre che questi obiettivi già stilati restino in opera?
José Manuel Barroso, Presidente della Commissione Europea, ha spiegato in un'intervista al settimanale tedesco Spiegel, che da parte dell'Europa resta la volontà di mantenere questo obiettivo e, anzi, raggiungere una quota di energie rinnovabili del 27% ma, di contro, non ci saranno linee guida imposte agli stati membri. Sarà quindi un "piano a libera scelta": un progetto studiato comunemente su vasta scala, ma con la libertà di adesione per ogni paese europeo.
Insomma, una politica sulle green energy non chiara e che sicuramente verrà messa in discussione nel prossimo forum sul clima, poiché anche in sede parlamentare EU, si era già manifestata la volontà di guardare verso la riduzione del 40% delle emissioni di gas serra entro il 2030 e l'aumento fino al 30% delle rinnovabili.