Secondo il preconsuntivo dell'Unione Petrolifera nel 2012 si è registrato un crollo impressionante del consumo di petrolio, pari all'11,4% (63 milioni di tonnellate), livello registrato negli anni '60, ma le entrate fiscali sono aumentate a causa dell'incremento ripetuto delle accise, che hanno raggiunto la cifra di 42 miliardi di euro, il 10% in più (3,8 miliardi) rispetto al 2011 (14,15 miliardi dall'iva e 27,8 miliardi dalle accise).
L'incremento della componente fiscale dal 2011 è pari a 21 cent al litro per la benzina e 27,4 cent per il gasolio. Dall'analisi del Centro studi Promotor GL events nel 2012 il consumo di benzina e gasolio è sceso del 10,2% mentre la spesa è aumentata del 6% a causa dell'incremento della componente fiscale (14,5%, 33,6 miliardi di euro). La quota di entrate per l'industria petrolifera è scesa del 2,5%, ossia 28,4 miliardi di euro. Solo nel mese di novembre vi è stata una diminuzione del consumo di benzina e gasolio del 12,4%.
Il Centro Studi Promotor valuta questa situazione come estremamente dannosa per l'economia, in quanto produce un effetto negativo sull'inflazione, facendo diminuire i consumi in modo generale. Nonostante l'aumento delle accise, a causa dell'effetto Laffer, si ridurranno le entrate fiscali.
L'effetto laffer (o curva di laffer) è un metodo grafico basato su una curva a campana che pone in relazione l'aliquota di imposta con le entrate fiscali. Secondo l'economista che l'ha elaborata (Arthur Laffer) c'è un livello di prelievo fiscale oltre il quale risulta non conveniente per l'attività economica, per cui il gettito fiscale si azzera. Pertanto risulta evidente che una diminuzione del carico fiscale sui prodotti petroliferi possa rimettere in moto l'economia, aumentando i consumi e assestando conseguenzialmente le entrate fiscali.
L'aspetto ambientale
Dall'analisi dei dati del Ministero dello Sviluppo Economico da parte del Centro Ricerche Continental Autocarro risulta che nel mese di novembre 2012 c'è stata una diminuzione dell'emissione di CO2 pari a 1.102.972 tonnellate, ossia il 12,4 % rispetto a novembre 2011, causato dalla riduzione dei consumi di carburanti.
Una notizia molto interessante
Da quanto emerge dalle ricerche dell'impresa industriale inglese Air Fuel Syntesis è possibile ricavare petrolio dalla CO2 presente nell' aria. Il procedimento consiste nell'utilizzare la soda caustica che è in grado di catturare l'anidride carbonica (CO2) disponibile nell'aria, le quali reagiscono formando il carbonato di sodio. Con un deumidificatore si sottrae vapore d'acqua all'aria che viene scisso in ossigeno e idrogeno da un sistema elettrolitico. L'idrogeno viene combinato con l'anidride carbonica, con cui si ottiene metanolo, il quale viene trasformato in benzina e idrocarburi.
L'azienda inglese ha effettuato una ricerca della durata di 2 anni che gli è costata 1,3 milioni di euro, ed ora ha l'obbiettivo di costruire un impianto in grado di produrre una tonnellata di petrolio al giorno e tra 15 anni un sito di grande raffineria. Al momento si riesce a produrre modeste quantità di petrolio, solo 5 litri al giorno. Secondo il professor Lee Cronin, esperto di energie alternative, il processo è molto interessante, ma necessita di quantitativi energetici eccessivi. Tuttavia, l'aspetto positivo è essere riusciti a dimostrare la fattibilità del progetto. Gli scienziati che hanno elaborato la ricerca ritengono che sia solo una questione di pianificazione economica e di organizzazione produttiva su larga scala.