Eni dà battaglia ai pannelli solari cinesi e tedeschi di vecchia generazione. Il punto di forza sta nella diminuzione del silicio e nell'utilizzo di coloranti fluorescenti per ottimizzare la reazione fotovoltaica. I nuovi moduli saranno commercializzati da qui ad un anno e sono frutto di una lunga ricerca durata cinque anni da parte dell'Istituto Eni Donegani di Novara e la collaborazione del Politecnico di Milano.
Il primo pannello solare è stato montato nella sede della divisione Refining & Marketing all'Eur di Roma e già adempie al suo scopo, cioè ricaricare le bici elettriche indispensabili ai dipendenti per gli spostamenti tra le sedi del gruppo.
Questi pannelli solari di ultima generazione disperdono, su una lastra di tipo plexiglass, coloranti fluorescenti che assorbono la luce solare e poi la emettono all'interno della stessa lastra: la radiazione viene incanalata verso piccole celle solari che si trovano lungo i bordi e che la trasformano in energia elettrica. Il colosso nazionale degli idrocarburi che risulta essere tra i primi produttori al mondo di petrolio e gas, investe sempre moltissimo nella ricerca e molti di questi progetti riguardano proprio il settore fotovoltaico. La ricerca di nuovi materiali, anche ricavati dagli idrocarburi, è un obiettivo costante di Eni, grazie anche alla collaborazione con l'Università americana di Stanford e il Mit.
I concentratori solari luminescenti presentati da Eni nei giorni scorsi sono più efficenti di quelli tradizionali, producono energia anche con poco sole, non hanno bisogno di un'inclinazione particolare e sono utilizzabili anche in verticale. Come impiegarli? Per facciate, finestre, barriere insonorizzate, pensiline degli autobus.