Trainato dai Paesi emergenti come la Cina e l'India, nel 2035 il consumo mondiale di petrolio grezzo dovrebbe raggiungere i 101 milioni di barili al giorno, secondo quanto indica l'Agenzia internazionale dell'energia (Aie) nel suo studio annuale pubblicato martedì 12 novembre.
Sempre secondo l'agenzia, le risorse da scoprire e lo sviluppo degli idrocarburi non convenzionali permetteranno di compensare il declino dei pozzi petroliferi esistenti, almeno per rispondere all'aumento della domanda di oro nero di qui al 2035.
Non c'è una crisi energetica in vista, quindi, rassicura l'Aie: le riserve stimate sono state riviste al rialzo grazie alla scoperta di nuovi pozzi di petrolio e allo sviluppo degli idrocarburi non convenzionali. Questi ultimi nel 2015 faranno degli Stati Uniti i primi produttori di petrolio al mondo (con circa 11 barili al giorno) e, in prospettiva, condurranno il Paese verso l'autonomia energetica, conferendo a esso un vantaggio grazie ai prezzi bassi. Rimarca Fatih Birol, capo degli economisti dell'Aie in conferenza stampa a Londra: "Questo fatto è vero soprattutto in riferimento al gas: oggi si osserva una maggior disparità fra gli Stati Uniti e il resto del mondo: in Giappone i prezzi del gas sono quasi cinque volte più alti che in Usa e tre volte più elevati in Europa. Un'enorme differenza che pone dei problemi strutturali per questi Paesi".
In ogni caso lo scarto fra i prezzi dovrà ridursi in quanto gli Stati Uniti vedranno aumentare leggermente la loro parte nell'esportazione di beni ad alto tenore energetico. L'Unione Europea e il Giappone dovranno indietreggiare di un terzo nei settori ad alto consumo energetico, come la chimica, l'acciaio, il vetro e la carta. Nello stesso tempo, la produzione aumenterà il potere del Brasile grazie alla scoperta di depositi offshore che faranno di questo Stato un big del settore.