Gazprom è il più grande produttore al mondo di gas naturale. Un colosso che appartiene per metà al governo russo e per metà agli oligarchi protagonisti dell'era post-sovietica, e che gestisce il 30% del flusso di gas che arriva in Europa, fino al nostro fornello e alla nostra caldaia.
Adesso è nel mirino dell'Antitrust europeo, che accusa la società di aver limitato la concorrenza nel mercato dell'approvvigionamento del gas nell'Europa centro-orientale. In quell'area Gazprom controlla praticamente il 100% della fornitura, grazie anche alla totale assenza di infrastrutture oltre alle proprie. È stata aperta un inchiesta sul presunto abuso di posizione dominante sui mercati polacco, lituano, ungherese, slovacco, bulgaro, ceco, estone e lettone.
La questione, però, riguarda da vicino anche noi e il resto dell'Europa. Soprattutto, riguarda la nostra autonomia energetica e le nostre tasche. Più di una volta, infatti, in passato, le burrascose relazioni tra la Russia e i paesi ex sovietici hanno avuto come ripercussione la chiusura dei rubinetti del gas verso occidente. Industrie e consumatori domestici hanno temuto di esaurire le loro scorte e i prezzi della materia prima sono saliti alle stelle.
Già nel 2007 la Commissione Europea, attraverso l'allora Commissario alla Concorrenza Neelie Kroes, aveva denunciato gli illeciti di Gazprom, rea di speculare sulla carenza di infrastrutture di produzione, stoccaggio e trasporto del gas, oltre che sulla cronica dipendenza dei Paesi europei dalle importazioni energetiche.
Gazprom ha commentato la notizia con un comunicato, in cui ha reso noto di aver sempre osservato "scrupolosamente tutte le disposizioni previste dal diritto internazionale e dalla legislazione nazionale in tutti i paesi dove il gruppo conduce attività di business", e di essere "disponibile a collaborare in buona fede con la Commissione europea nell'ottica di creare con essa un dialogo costruttivo". Scopriremo tra qualche mese, leggendo l'importo sulle bollette del gas, quanto sarà stato proficuo questo dialogo.