L'Eni, il colosso italiano dell'energia, sta pensando di non rinnovare i contratti di approvvigionamento energia take or pay divenuti, secondo l'azienda, troppo onerosi. Lo ha comunicato l'ad Scaroni, intervenuto corso di una audizione in commissione Industria del Senato. "L'Eni potrebbe non rinnovare i contratti di lungo periodo" che assicurano la maggior parte delle forniture di gas in Italia. A meno che il fatto di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti non venga in qualche modo remunerata economicamente".
L'idea dell'azienda è quella di inserire una voce aggiuntiva nella bolletta dei consumatori per compensare quanto sta accadendo sul mercato del metano e sembra che in questo senso siano già stati avviati contatti con il ministro dello Sviluppo economico e l'Autorità per l'energia.
Il problema fondamentale è da ricercarsi nell'aumento dei prezzi del metano via tubo, più alti rispetto a quello che arriva via mare dopo che gli Stati Uniti sono diventati autonomi grazie alla scoperta di giacimenti di gas estratto dalla roccia e dalle sabbie.
"Gli operatori che hanno sottoscritto contratti take or pay si trovano in una situazione economicamente insostenibile: il gas che ritirano nell'ambito dei propri contratti, infatti, è fuori mercato e ciò determina perdite rilevanti. A causa delle clausole take or pay, tuttavia, abbiamo comunque dovuto corrispondere ai nostri fornitori un anticipo finanziario di circa un miliardo e mezzo di euro" ha spiegato Scaroni. A questo punto ci sono solo sue strade percorribili: tentare di risolvere i contratti take or pay e risolvere quelli ancora in vigore perché divenuti eccessivamente onerosi oppure cercare di rinegoziare i contratti di lungo termine ma in questo caso la componente di sicurezza di approvvigionamento dovrebbe essere in qualche modo valorizzata. Scaroni ha aggiunto che i contratti in scadenza sono quelli con Norvegia e Olanda mentre quelli che si stanno rinegoziando sono con Russia e Algeria. L'Ad ha precisato che "sono contratti nati negli anni 80 e oggi vorrei cercare di cancellarli", ma in questo modo "si priverebbe il Paese della sicurezza nell'approvvigionamento".