Il Consiglio dei Ministri ha ieri approvato in via definitiva il decreto legislativo sulle energie rinnovabili. Dopo alcuni giorni di discussioni e di accese polemiche mediatiche i ministeri dello Sviluppo economico, dell'Ambiente e dell'Agricoltura hanno raggiunto un accordo sul provvedimento che prevede un riordino per il settore con incentivi ridotti per le varie fonti.
Il CdM ha deciso di non introdurre il tetto complessivo di 8 mila megawatt per il solare fotovoltaico, un'ipotesi che era stata duramente criticata dalle associazioni ambientaliste e dagli operatori del comparto. Saranno però tagliati gli incentivi all'energia rinnovabile, che il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani aveva definito "tra i più generosi del mondo" e che "sono costati agli italiani 20 miliardi di euro tra il 2009 e il 2010". I dettagli delle future agevolazioni saranno stabiliti a fine aprile in un decreto che definirà un nuovo sistema di incentivi a partire dal primo di giugno, per assicurare - come si legge in un comunicato del Governo - "la sostenibilità dei costi di incentivazione, scoraggiare le iniziative meramente speculative e garantire al settore una prospettiva di sviluppo di lungo periodo".
«Nessun taglio, nessun tetto, nessuno stop alle rinnovabili - ha commentato il ministro Paolo Romani - solo una razionalizzazione del sistema per fermare le speculazioni finanziarie che finiscono per pesare sulle bollette degli italiani». Anche il ministro all'Ambiente Stefania Prestigiacomo ha espresso soddisfazione per il risultato raggiunto, che rappresenta "un punto di equilibrio che terrà conto dell'obiettivo europeo del 17% di rinnovabili al 2020, della progressiva riduzione dei costi dei materiali e dei livelli dei bonus adottati dagli altri Paesi".
Contro il decreto si è invece schierata l'opposizione, che attraverso il segretario del Pd Bersani ha definito il provvedimento "un disastro che di fatto blocca il settore". Critica anche Legambiente, che dalla voce del responsabile energia e infrastrutture dell'associazione, Edoardo Zanchini, ha bollato il decreto come un provvedimento che avrà "effetti gravi e dannosi sulle rinnovabili in Italia, visibili già nel 2011".
Molto positivo è stato invece il commento di Confindustria che ha espresso «viva soddisfazione» per la posizione di «equilibrio» raggiunta dal governo.
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