Sul futuro delle rinnovabili ci sono poche certezze. Il calo del prezzo del carbone, la mancanza di obiettivi dopo il 2020 e i provvedimenti di diminuzione degli incentivi che in questo periodo vengono varati un po' in tutti i Paesi europei, stanno alimentando i dubbi degli investitori, sempre più incerti se continuare a investire o meno nel campo dell'energia verde.
In questi ultimi anni, la crescita del comparto delle rinnovabili e in particolare dell'energia elettrica prodotta da impianti eolici e fotovoltaici, ha fatto registrare risultati molto positivi non solo dal punto di vista ambientale, ma anche sul fronte del lavoro. Nell'ultimo decennio il settore dell'energia verde è cresciuto del 6%, con un aumento dell'occupazione e una notevole riduzione della dipendenza da importazioni estere. Il comparto eolico in particolare, tra il 2007 e il 2010 ha creato una media di 50 posti di lavoro in più al giorno in virtù della sua espansione.
Per guardare oltre gli obiettivi previsti per il 2020, la Commissione europea sta lavorando a un documento che contenga anche le possibili politiche da attuare per il decennio compreso tra il 2020 e il 2030. La bozza, che potrà essere ulteriormente modificata, per ora prevede che, se gli obiettivi non verranno raggiunti entro il 2030, le rinnovabili arriveranno a coprire il 25% del mixer energetico entro il 2030 e il 29% nel 2050.
Gli investimenti necessari per lo sviluppo delle rinnovabili, secondo le stime della Commissione, corrisponderanno circa a 100 miliardi di euro per l'adeguamento delle linee di trasmissione e 9 miliardi, tra il 2014 ed il 2020, per il finanziamento di nuovi progetti.
Il Commissario per l'energia, Gunther Oettinger ha dichiarato l'intenzione di trovare un accordo politico entro il 2014, anno di fine mandato, e che le energie rinnovabili continuino a essere sviluppate "in modo sostenibile in un mercato integrato e conveniente".