Gli elettori del centrosinistra chiedono ai propri leader di favorire la crescita delle energie da fonti rinnovabili. Lo rende noto Greenpeace, rivelando i dati delle "sue primarie": domenica l'associazione ambientalista, in 24 città italiane, ha raccolto il parere degli elettori del PD sul futuro energetico del Paese.
Oltre il 97% si dichiara indisponibile a votare chi continuerà a permettere la costruzione di nuove centrali a carbone o non si impegnerà a ridurre l'utilizzo della fonte più sporca e dannosa per clima; una percentuale identica vincola il proprio sostegno all'impegno, da parte dei leader, a proteggere il Mediterraneo dalle perforazioni petrolifere; e la quasi totalità, oltre il 99%, come accennato, dichiara che non darà il suo voto a chi non promuoverà concretamente la crescita delle fonti rinnovabili, che proteggono clima, aria e generano occupazione.
Secondo Greenpeace i dati che emergono da questo sondaggio (il campione è costituito da 2.139 votanti alle primarie) indicano una netta divaricazione tra la base elettorale e l'atteggiamento dei leader. E questo "non solo perché Bersani e Renzi non rispondono all'associazione e ai cittadini che ne hanno sottoscritto la petizione online" (nove domande sulle intenzioni dei leader in ambito energetico).
"Il PD - afferma Greenpeace - in questi anni ha mancato di opporsi a progetti di nuove centrali a carbone e si è fatto addirittura promotore di progetti di espansione di centrali già esistenti, anche contro il parere dei suoi amministratori locali. Ugualmente, il partito di Bersani rappresenta uno dei pilastri del Governo dei 'tecnici', promotore di una svendita del Mediterraneo alle compagnie petrolifere, sui cui ricavi vi sarà un prelievo fiscale bassissimo". Intanto al questionario online - dopo Vendola, Puppato, Di Pietro e Samorì - ha risposto anche Giorgia Meloni.